"Era morto annegato": Infermiere salva bimbo di 5 anni

«Un salvataggio del genere non si vedeva da tempo. Quel bimbo era morto. Non respirava, aveva i parametri vitali assenti. Aveva bevuto troppa acqua e pensavamo che non ci fosse più niente da fare». Riccardo Berchielli, 47 anni, è un infermiere dell’Usl di Pisa. Presidente dell’associazione “Mare sicuro”, che d’estate insieme ai bagnini garantisce la sicurezza a Marina di Vecchiano, mercoledì primo agosto anziché godersi le ferie ha trascorso la giornata aiutando i colleghi della postazione dell’Oasi Zero – Marco Polo, il bagno subito dopo l’ingresso principale dell’arenile.
Alle 15 è scattata la peggiore delle emergenze: un bambino di cinque anni e mezzo – figlio di una coppia di giovani bengalesi che abita nel centro di Pisa – è esanime in mare. Stava facendo il bagno a pochi metri dalla battigia, poi è caduto, non riuscendo più a rialzarsi. Il suo corpo, recuperato da una turista della Repubblica Ceca, è con la testa in giù, immerso nell’acqua, e non risponde agli stimoli. «È morto», sostengono i bagnanti. Ma Berchielli, che abita a San Giuliano Terme, non molla mai. Aiutato dal suo amico fraterno di Vecchiano e vigile del fuoco a Prato, Massimo Giuliani, gli fa la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. I genitori, in piedi con la sorellina più piccola in collo, piangono a dirotto. Sono convinti di aver perso un figlio. E alcuni turisti disperati che assistono ai soccorsi strazianti cercano di portarli via, di togliere dai loro occhi l’immagine che nessun genitore dovrebbe mai vedere. «Era un annegamento molto serio – conferma Berchielli – perché il piccolo aveva bevuto tantissima acqua: i polmoni erano pieni, lui non dava segni di vita. Pensavamo che fosse morto, che non ci fosse più nulla da fare».
Poi succede qualcosa. Dopo un po’ di manovre, grazie anche all’aiuto del medico pisano Alessandro Di Sotto, il bimbo inizia a sputare acqua. È vivo. Piange. «All’improvviso – continua l’infermiere che lavora all’Usl di Pisa – è tornato a respirare. Io avevo i lucciconi, la ragazza (Lisa) che lo stava ventilando idem. Ho visto diversi bagnanti in lacrime. Avevano perso le speranze di rivedere vivo quel bambino».
Sul posto sono subito arrivati i militari della Capitaneria di porto di Livorno, in servizio nella postazione di Marina di Vecchiano dell’Ufficio locale marittimo di Marina di Pisa. Si chiamano Alessio Gandolfo e Pietro Giannotti, hanno 23 e 24 anni. Entrambi, con grandissima professionalità, hanno gestito l’emergenza in modo impeccabile, tenendo sempre sotto controllo la situazione e ospitando i genitori nella sede della guardia costiera. Con loro il decano dei guardaspiaggia dell’Oasi Zero, Andrea Loni e gli agenti della polizia municipale di Vecchiano, che per diversi minuti si sono presi cura della figlia della coppia, di un anno e mezzo.
Immediato l’arrivo in spiaggia del pick-up della Pubblica assistenza di Migliarino, che ha trasferito il piccolo su un’ambulanza, a sua volta partita per un vicino campo incolto dove è atterrato il Pegaso. L’elicottero della Regione – da cui si erano calati con un verricello un medico e un infermiere – è partito per il Meyer di Firenze, dove il bimbo è ricoverato in condizioni non gravi.
«Dirvi grazie è riduttivo. Allah proteggerà voi e le vostre famiglie. Grazie, grazie. Non ci sono parole per ringraziarvi. Avete salvato mio figlio» Sono le 21. Ahmed – 34 anni – è il padre del bambino di cinque anni e mezzo salvato a Marina di Vecchiano. L’uomo – che lavora in un negozio del centro di Pisa, città dove vive con la moglie bengalese come lui e l’altra figlioletta di un anno e mezzo – non è ancora arrivato all’ospedale pediatrico Meyer, a Firenze, dove il piccolo resta ricoverato.

La famiglia, approfittando della giornata calda e soleggiata, voleva trascorrere qualche ora in riva al mare. Ma ha vissuto momenti di assoluto terrore. La moglie di Ahmed, mentre soccorrevano il figlio, ha pregato insistentemente Allah con la figlioletta in collo. Preghiere proseguite nella sede della Pubblica assistenza di Migliarino.
Poi il miglioramento delle condizioni, con il 118 che ha ridotto il codice di gravità del bimbo (inizialmente rosso) a giallo. Il piccolo, partito in elicottero verso il capoluogo toscano, è poi stato raggiunto dai familiari a bordo del loro furgone. Ma a metà strada, sull’autostrada A11, il mezzo si è rotto. Lasciandoli a piedi. Così hanno raggiunto il centro pediatrico solo in serata, con un taxi. «Non ho ancora parlato bene con i medici – conclude Ahmed – ma nostro figlio per fortuna sta meglio. Siamo contentissimi e ringraziamo tutti. Siete degli angeli».
I SOCCORRITORI: “UNA VOLTA SALVO CI SIAMO MESSI A PIANGERE”
Sulla spiaggia – dopo i tentativi di rianimazione drammatici che sembravano lunghi e inutili – all’improvviso è calato il silenzio. Da una parte la disperazione dei genitori, preoccupati anche per la figlia più piccola, dall’altra i due angeli di Marina di Vecchiano: Massimo e Riccardo, rispettivamente primo presidente e attuale responsabile dell’associazione “Mare sicuro”.
Il vigile del fuoco e l’infermiere hanno fatto l’impossibile per riportare in vita il bambino. E all’improvviso lui si è messo a singhiozzare. Con i bagnanti che, dopo il silenzio, sono scoppiati a piangere. «La morte? L’ha scansata per un soffio – commenta Massimo Giuliani, “Manara” per gli amici, che presto dal comando dei pompieri di Prato sarà trasferito a Lucca – visto che il corpo era esanime e abbandonato a se stesso. Quel bimbo è rimasto riverso nell’acqua per un bel po’. Credo che i genitori non se ne siano mai accorti, altrimenti non si spiega nulla».
L’allarme è stato dato alla postazione dell’Oasi Zero – Marco Polo. «Mi dicevano “Corri, corri, più veloce” – ricorda Riccardo Berchielli – e sono volato fra gli asciugamani e le persone stese. Più veloce di così non riuscivo». Tutti dicevano che non ci sarebbe stato più nulla da fare. Ma per fortuna sono stati smentiti dai fatti. «Con Lisa, la ragazza che ho trovato sul posto quando il piccolo era praticamente morto – sottolinea l’infermiere – ci siamo abbracciati mettendoci a piangere. Che emozioni abbiamo vissuto. Siamo contentissimi per come sono andate a fine le cose. Non vedevo niente di simile da anni».

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