Il Nursing Up alza la voce e chiede che le Regioni evitino che venga introdotto l’assistente infermiere per sopperire alla carenza infermieristica.
Assistente infermiere per il quale, gli addetti ai lavori e i sindacati, non hanno mai espresso pareri positivi, a causa del profilo e delle attività assegnategli e, non per ultimo, lo stipendio che dovrebbe percepire, molto vicino a quello di un infermiere, con tutte le responsabilità che comporta.
Nel comunicato stampa del Nursing Up si legge: “La grave carenza di infermieri in Italia, stimata in almeno 175mila unità, non può essere affrontata unicamente con l’introduzione di figure ibride e soprattutto pericolosi surrogati professionali. È impensabile che si possa garantire un’assistenza sicura ed efficace attraverso un operatore che, con sole 500 ore di formazione, verrà chiamato a svolgere attività sanitarie, che richiedono una preparazione approfondita, e che vengono oggi garantite dagli infermieri. Invece di incentivare l’accesso alla professione infermieristica con investimenti mirati e migliori condizioni contrattuali, si cerca una scorciatoia, l’ennesima, per tappare le falle di un sistema al collasso.
Dispiace leggere, da ultimo su Il Fatto quotidiano del 25 febbraio u.s., che la FNOPI, la nostra Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, sembra avallare questa scelta, presentandola come una risposta alla crisi del personale. Noi riteniamo invece che questa misura rischia di generare un impatto diretto e negativo sulle professioni sanitarie a livello contrattuale, oltre ad un abbassamento degli standard assistenziali, un aumento del rischio clinico per i cittadini , un aumento della già grave carenza di infermieri, con peggioramento delle condizioni di lavoro.
Sotto il profilo contrattuale, prova ne sia , solo da ultimo, il maldestro tentativo di parte pubblica, proprio in sede di rinnovo CCNL 2022/24, di inserire questa figura nell’area degli assistenti, prevedendo per tale area contrattuale un aumento dello stipendio tabellare pari a 127 euro, con soli 8 euro di differenza rispetto ad un infermiere, ostetrica o altro professionista sanitario, per i quali avevano previsto solo 135 euro.
Perché una studentessa, o uno studente, dovrebbero scegliere di laurearsi in infermieristica, o pensare di diventare un’ostetrica, affrontando anni di studio e tirocini impegnativi, se poi si troveranno a essere quasi equiparati, economicamente, a chi ha seguito un corso di 500 ore?
Se davvero si vuole affrontare il problema, bisogna partire dalla valorizzazione delle competenze esistenti e occorre rivedere l’organizzazione del lavoro nelle strutture sanitarie, e garantire un riconoscimento economico adeguato ai professionisti sanitari. Ci opponiamo fermamente all’ idea di chi sostiene, invece, che sia quasi normale sgravare l’infermiere di alcune funzioni sanitarie di base, per affidarle all’assistente, cosa che invece riteniamo pericolosa, per gli effetti negativi che produce, in primis a livello contrattuale.
E’ evidente che, funzioni di base non significa sempre e comunque funzioni semplici, anzi, ve ne sono tra queste tante che richiedono comunque una preparazione specifica che l’assistente infermiere non possiede affatto, pensiamo all’esecuzione di ECG, alla gestione delle stomie, alla somministrazione di farmaci per via orale e persino intramuscolare e sottocutanea.
SENZA INFERMIERI, SENZA PROFESSIONISTI SANITARI, COSA NE SARA’ DEI PAZIENTI E DEI SOGGETTI PIU’ FRAGILI? GLI ASSISTENTI INFERMIERI NON SONO PROFESSIONISTI SANITARI !
Se mancano gli infermieri, aumenta la mortalità dei pazienti. Lo dimostrano studi internazionali: secondo Science Direct, negli ospedali congestionati e con carenza di personale sanitario, la mortalità aumenta tra l’8 e il 10%.
La nostra battaglia è chiara: in ambito assistenziale, occorre investire sulle competenze e sulla valorizzazione professionale degli infermieri e delle ostetriche.
L’introduzione di una figura non sanitaria come l’assistente infermiere, senza gli importanti e attesi interventi sulla struttura organizzativa, che tengano conto delle elevate potenzialità professionali delle altre figure sanitarie, a tutt’oggi ancora non valorizzate idoneamente, non è la risposta ai problemi del sistema, ma un pericoloso palliativo, che rischia di abbassare la qualità dell’assistenza e di compromettere il percorso professionale degli infermieri e delle ostetriche.
Il Nursing Up continuerà a opporsi con fermezza a questa “deriva”, ribadendo che il futuro dell’assistenza infermieristica ed ostetrica in Italia passa attraverso il riconoscimento del valore e delle competenze degli infermieri e delle ostetriche, non attraverso la creazione repentina di soluzioni al ribasso.
Se davvero si vuole garantire un’assistenza di qualità ai cittadini, è necessario investire sugli infermieri, sulle ostetriche e sulle altre professionalità ex legge 43/2006, sulle loro competenze e sul loro ruolo strategico nel sistema sanitario.
Il nostro appello alle istituzioni è chiaro, e rilancia quanto già chiesto al nostro Governo da parte di importanti associazioni infermieristiche che operano a livello internazionale: fermate l’introduzione di questa figura prima che sia troppo tardi e concentratevi su vere soluzioni per la carenza infermieristica!
L’assistenza sanitaria italiana ha bisogno di professionisti qualificati, non di compromessi che mettono a rischio l’assistenza, e quindi la salute di tutti”, conclude De Palma.