Si è affidata al noto social network Facebook, Stefania Malimpensa, infermiera che ha da poco dato le dimissioni dall’impiego a tempo indeterminato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale di Schiavonia.
E’ soltanto una delle tantissime testimonianze della dura realtà che si vive negli ospedali italiani e che, da qualche mese a questa parte, ha fatto si che tanti infermieri dessero le dimissioni, licenziandosi.
“Lascerò quello che è stato il sogno dei miei 20 anni ma una gran parte di me rimarrà per sempre lì, nel mio Pronto Soccorso”: inizia così il lungo post Facebook. Stefania è stata poi intervistata dal quotidiano Corriere del Veneto, andando a fondo sulle motivazioni che l’hanno spinta a licenziarsi:
“Abbandono il servizio pubblico con dolore, ci lascio il cuore. So che è una scelta un po’ azzardata a 50 anni ma i carichi di lavoro sono aumentati in modo esponenziale, così come i codici rossi, legati all’invecchiamento della popolazione e molto complessi da gestire. Per contro il personale continua a ridursi, anche per le tante dimissioni negli anni.
Al Pronto Soccorso di Schiavonia siamo gli stessi del 2014: 54, invece dei 64 stabiliti come contingenti minimi. Io lavoro al Triage e se, dalle 21 alle 3 del mattino, qualche rara volta riesco a bere un caffè è già molto, gli ingressi sono continui. Come se non bastasse siamo vittime di una escalation di aggressioni fisiche e verbali: utenti e parenti ci offendono, dicono che non facciamo niente, ci minacciano, ci insultano a causa delle lunghe attese.
Alcuni colleghi sono stati presi per il collo, a calci, a pugni. E non c’è tutela.
Non è stato un evento in particolare, ci ho pensato tanto, il Pronto Soccorso è sempre stato il mio sogno fin dall’epoca del tirocinio all’ospedale di Este, nel 1993. Ho fatto di tutto per lavorarci. Sono stata assunta nel 2001, ho lavorato prima al Nido, poi in Medicina e finalmente, nel febbraio 2011 rinunciando al part-time ottenuto per seguire le mie due figlie, sono stata assegnata al Pronto Soccorso di Schiavonia.
Sono stati anni intensi, di soddisfazione, gratificazione, ma oggi la situazione è cambiata, è logorante, non riesco più a sopportare tutto questo, ne va della qualità della mia vita. Noi da eroi e angeli siamo diventati untori e assassini”.