Svizzera: aumentano gli stipendi degli Infermieri, in Italia fermi al palo

Un paese che continua a “rubarci” infermieri e che utilizza risorse non solo per continuare a formarli in base all’Unità Operativa scelta ma anche continuando ad offrire stipendi che in Italia sono utopici.

E, in questo modo, i professionisti italiani, specie i giovani neolaureati che quelli che lavorano nelle zone limitrofe della Svizzera stessa decidono di abbandonare l’Italia. Ad oggi gli stipendi degli Infermieri elvetici sono tra i più alti nel panorama Europeo, con una crescita continua negli ultimi anni.

In un comunicato stampa, De Palma, ha analizzato i dati di una indagine recente, affermando: “La realtà è schiacciante: aumenta a dismisura il divario con l’Italia, con le retribuzioni dei nostri infermieri, che arrivano oggi ad essere inferiori anche di tre volte rispetto a quelle elvetiche. 

I salari italiani, di contro, continuano a calare vertiginosamente rispetto al costo della vita. Siamo di fronte ad un preoccupante -3,4% registrato tra il 2019 e il 2022.

Il nostro, di fatto, è uno di quei paesi che ancora non sono tornati alla situazione pre-Covid: il quarto con il calo più pronunciato (insieme ai Paesi Bassi), dopo Repubblica Ceca (-7,2%), Grecia (-5,9%) e Spagna (-3,6%).

Ad oggi sono circa 5mila i frontalieri italiani che lavorano in terra elvetica. Numeri allarmanti che minano gli organici dei nostri ospedali. Oltre 4mila provengono dalle province di confine della Lombardia. Una media di 400 professionisti sanitari all’anno, per la maggior parte infermieri, decide di lasciare il servizio sanitario italiano pubblico per intraprendere “un viaggio quotidiano” verso territori come il Ticino.

Le offerte di lavoro in Svizzera non mancano, le opportunità sono numerose, sia nel pubblico che nel privato, in tanti settori. Nella sanità locale, realtà in cui sono stati fatti massicci investimenti per la crescita negli ultimi anni, un infermiere italiano può arrivare ad uno stipendio che può toccare un picco di 6mila euro netti mensili.

I nostri professionisti, agli occhi della realtà sanitaria elvetica, sono considerati affidabili come pochi e certamente sono preferiti a colleghi di altre nazionalità, e non solo per una questione di vicinanza geografica e di opportunità.

Dall’indagine dell’UST emerge che negli ultimi dieci anni gli stipendi svizzeri sono aumentati in quasi tutte le professioni. Il salario medio, sommando l’insieme dei settori professionali, è aumentato del 5,4%, passando da 6.439 a 6.788 franchi.

In definitiva, i grandi vincitori del periodo 2012-2022 sono coloro che operano nel settore della gestione dei rifiuti. Gli addetti alla raccolta dei rifiuti guadagnano oggi 1200 franchi in più rispetto a 10 anni fa, un aumento del 28%. Tuttavia, il loro stipendio mensile di 5404 è significativamente inferiore allo stipendio medio indipendente della professione. Al secondo posto come aumento vi sono i professionisti sanitari, il cui stipendio è cresciuto addirittura del 10,7%, con una retribuzione media però di 6800 franchi mensili, quasi 7mila euro lordi.

La recente tassa regionale lombarda sugli stipendi dei frontalieri non ha certo fermato il loro esodo. Un vero e proprio dazio per i “i vecchi frontalieri italiani” è diventato realtà dallo scorso 1 gennaio 2024.

Cosi come l’indennità di confine non ha fermato l’esodo verso la Svizzera.

Devono pagare da 30 a 200 euro al mese per finanziare il Sistema Sanitario Nazionale. Il nuovo balzello, previsto dalla Legge di Bilancio, nonostante la richiesta di stralcio dei sindacati è rimasto nella manovra. La stangata colpisce oggi tutti i frontalieri che non rientrano nel nuovo regime fiscale. Significa, ad oggi, la quasi totalità dei circa 80 mila lavoratori che ogni giorno varcano il confine per lavorare in Svizzera. 

Di questo passo, non c’è dubbio, sarà impresa davvero ardua, senza ingenti investimenti nei talenti e nelle competenze dei professionisti, arginare l’esodo dei nostri infermieri verso la Svizzera e verso quelle nazioni che stanno aumentando le offerte economiche per rilanciare i propri sistemi sanitari, puntando di fatto sulle migliori eccellenze europee“, conclude De Palma.