Sicurezza delle cure: audizione FNOPI alla Camera

La Federazione Nazionale degli Ordini della Professioni Infermieristiche (FNOPI), nel perseguimento di un costante monitoraggio e miglioramento della sicurezza delle cure, ritiene necessario focalizzare alcuni punti sostanziali:

  1. il coinvolgimento diretto e costante del Cittadino–Persona Assistita al suo percorso di cura, anche in ottica di co-costruzione dello stesso e come elemento ulteriore di garanzia della sicurezza delle cure erogate;
  2. la definizione in ottica di processo della tematica inerente al consenso/dissenso informato, dove lo stesso venga giuridicamente raccolto dal Professionista titolare del processo specifico, gestore e responsabile diretto dell’atto sanitario;
  3. sviluppo tempestivo ed efficace dei bundle, come strumento driver di evidenza e scriminante ai sensi dell’art. 590-sexsies;
  4. miglioramento della cultura della gestione del rischio in ambito sanitario, con l’implementazione di corsi di formazione obbligatori e mirati, ai fini dell’assolvimento del debito formativo ECM;
  5. implementazione diffusa e capillare di strumenti informatici, in totale sostituzione della documentazione cartacea, come elemento di garanzia e sicurezza delle informazioni trasmesse.
  6. incentivare l’adozione di modelli organizzativi infermieristici che promuovono la sicurezza delle cure come il See and TreatFast tracke la pianificazione assistenziale, come il Primary Nursing.

Queste, in sintesi, le conclusioni illustrate da Luigi Pais dei Mori, consigliere del Comitato centrale FNOPI nell’intervento della Federazione all’audizione presso la XII Commissione Affari sociali della Camera, nell’ambito della discussione su due risoluzioni (7 00051 Marianna Ricciardi e 7 00170 Ciancitto), in in materia di sicurezza delle cure e dei pazienti e di contrasto alla medicina difensiva.

“Il tema della sicurezza delle cure – ha detto Pais dei Mori – ha sempre rappresentato, per gli infermieri italiani, un principio valoriale, deontologico ed etico, prima ancora che professionale, di assoluto rilievo”.

“Di questo – ha spiegato – si ha nota diretta nel Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche vigente, che richiama in sette articoli il tema specifico della sicurezza delle cure1, mutuando il principio della Sentenza 447/2000 della Suprema Corte di Cassazione, IV sezione penale, che introduce in ambito sanitario la celeberrima posizione di garanzia: “Gli operatori sanitari sono tutti, ex lege, portatori di una posizione di garanzia nei confronti dei pazienti….posizione che va sotto il nome di posizione di protezione, la quale è contrassegnata dal dovere giuridico incombente al soggetto di provvedere alla tutela di un certo bene giuridico contro qualsiasi pericolo atto a minacciarne l’integrità”.

Questa massima ha sottolineato Pais dei Mori, riporta alla visione di piena “orizzontalità” della responsabilità in ambito sanitario “priva, in questo senso di inefficaci verticismi gerarchici e, in un’ottica di piena concorrenza della responsabilità e al maggior fine della sicurezza delle cure erogate, nasce il cardine del contemporaneo concetto di gestione del rischio clinico. Con questa sentenza si sviluppa un nuovo modo di considerare la responsabilità professionale e nasce il concetto di ‘responsabilità d’equipe’, che ben si attaglia alla particolare complessità del mondo della salute, bene costituzionalmente garantito dallo Stato: tutti devono concorrere alla sicurezza delle cure, perché la sicurezza delle cure è un diritto assoluto del cittadino”.

La sicurezza delle cure, ha spiegato Pais dei Mori ai deputati, si persegue, prima di tutto, con chiarezza, coinvolgimento e sinergia di tutti gli attori presenti, cittadino –persona assistita compreso, riconoscendo l’apporto specifico di tutti e lavorando in ottica di trasversalità di orizzontalità e di processo, garantendo, ognuno per il proprio ruolo, la sicurezza del percorso.

Oltre ai principi, però, sono necessari strumenti chiari ed efficaci e, in questo senso, le previsioni della Legge 24/2017 rispetto alle pluricitate “linee guida e buone pratiche” non hanno sortito l’effetto ipotizzato. Si ritiene necessario valutare un cambio di strategia profonda, per poter garantire ai Sanitari e, in prima istanza, al Cittadino–Persona Assistita, strumenti più rapidi, tarati ed efficaci. In tal senso si ritiene che l’utilizzo dello strumento del bundle possa essere decisamente rispondente alle necessità contestuali citate e possa portare, in tempi maggiormente rapidi, driver scientifici alla pratica clinica. Quanto sopra, in particolar modo, per rispondere in maniera adeguata alle contemporanee “pandemie silenti” e incrementanti: le infezioni correlate all’assistenza (ICA), il fenomeno dell’antimicrobico resistenza (AMR) e, soprattutto, le cadute accidentali, ad oggi stabilmente al primo posto negli eventi avversi in ambito sanitario, rappresentando oltre il 30% degli eventi causanti “morte o grave danno”.

“Parallelamente allo sviluppo di strumenti ha detto Pais dei Mori –  è necessario migliorare e incrementare la formazione continua, sui temi della gestione del rischio in ambito sanitario, concentrando e incentivando la formazione dei professionisti, anche, qualora ritenuto, rendendo obbligatoria l’acquisizione di un determinato numero di crediti ECM sul tema specifico e introducendo misure sanzionatorie maggiormente efficaci, come avviene da sempre in altri paesi del mondo, dove l’Ordine professionale provvede alla sospensione dall’esercizio professionale in carenza dei requisiti di sicurezza, di ambito formativo, previsti dalla norma. Allo stesso tempo, è oltremodo necessario migliorare la conoscenza, la diffusione e la cultura della gestione del rischio e degli strumenti ad essa connessi, introducendo nella normale pratica clinica quotidiana la possibilità di avere confronti multidisciplinari in un clima realmente “no blame”, principio costantemente citato, ma perseguito spesso con difficoltà”.

“È necessario ulteriormente – ha aggiunto – diffondere capillarmente l’utilizzo di strumenti informatici in sostituzione della documentazione cartacea, perseguendo con convinzione la necessità di avere prescrizioni e, in generale, trasmissione di dati sanitari, in modo sicuro ed inequivocabile, considerando opportunamente gli altri aspetti di errore, definiti nel report ministeriale sugli eventi sentinella e che pesano per circa il 9% degli eventi totali”.

Secondo i dati illustrati da Pais dei Mori, dei circa 9.000 eventi avversi mappati nel periodo 2005–2020 dal protocollo nazionale di monitoraggio degli eventi sentinella, il 25,11% è esitato in “morte”, che si somma al 20,95% esitato in “trauma maggiore conseguente a caduta”, all’8,31% che esita in “reintervento chirurgico”, al 5,53% in “stato di malattia che prolunga la degenza o cronicizza”, all’1,95% di “disabilità permanente” e allo 1,03% di “coma”.

“Gli impatti, devastanti, in termini personali, professionali, ma anche di contenzioso ed economici – ha concluso – sono evidenti e sono parte sostanziale del macro tema mainstream di questi periodi storici, legati all’attrattività delle professioni sanitarie e della cosiddetta ‘intention to leave’”.

Tratto dal sito istituzionale FNOPI