FNOPI: audizione in Senato su norma pensioni

11 mesi ago

Nelle ultime ore abbiamo visto come tutte le istituzioni e le sigle sindacali si siano unite per fermare la norma relativa al taglio sulle pensioni, contenuta nell’ultima bozza della Legge di Bilancio. Sulla vicenda è intervenuta anche la FNOPI, affidatasi alla Presidente, Barbara Mangiacavalli che, è intervenuta al Senato nel corso dell’audizione delle Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera proprio sulla legge di Bilancio 2024.

In un comunicato stampa rilasciato dalla FNOPI stessa si legge: “Apprezziamo gli sforzi del Governo, questa legge di Bilancio, contiene apertura su alcune nostre richieste, ma se non verrà cambiata la norma sulle pensioni non saremo in grado non solo di attuare il Pnrr, ma nemmeno di assicurare l’assistenza sanitaria primaria per i nostri cittadini.

Abbiamo stimato che la norma sulle pensioni porterebbe a un taglio di circa 300 euro al mese. Sarebbe un gravissimo errore visto che un lavoratore dopo quarant’anni di attività già percepisce una pensione di 1.400 euro. Così di rischiarne 1.100. In questi giorni sentiamo parlare di ripristino delle pensioni dei medici ma ci sono anche le altre professioni, gli infermieri dipendenti pubblici sono circa 280 mila all’interno del Servizio sanitario nazionale.

Infine abbiamo bisogno che le risorse inserite nella legge di Bilancio vengano finalizzate in maniera più dettagliata e puntuale, c’è bisogno di sistemare alcune tecnicità”.

Per quanto riguarda gli altri aspetti, la presidente FNOPI ha sottolineato la necessità che le quote aggiuntive utilizzate per il recupero delle liste d’attesa siano allargate a tutto il recupero dell’attività sanitaria e a un criterio temporale con scadenza 2026 per poter mettere il Servizio sanitario nazionale, con tutte le difficoltà attuali, anche nelle condizioni di programmare meglio alcune attività che ricadono poi sui professionisti sanitari.

“Speravamo poi che questa legge di bilancio potesse contenere anche altre questioni che ci riguardano – ha proseguito Mangiacavalli -. L’incremento dell’indennità di specificità infermieristica legato all’abbattimento delle liste d’attesa è un intervento che non agisce sul sistema, ma sullo stato attuale, mentre ci sono una serie di provvedimenti che noi avremmo auspicato. Ad esempio – spegea – i nostri dirigenti delle professioni sanitarie, che non sono più di 500 in tutta Italia, non beneficiano, unica figura dirigenziale del Servizio sanitario nazionale, dell’indennità di esclusività come tutti gli altri dirigenti sanitari”.

Un’indennità che non essendo prevista dai contratti deve esserlo per legge e la legge di bilancio è il suo alveo naturale dove poter formulare questa richiesta.

“Abbiamo bisogno anche – ha aggiunto ancora – di un intervento economico importante sui corsi di laurea in infermieristica,  oggi ancora regolati dall’articolo 6 comma ‘c’ del decreto legislativo 502 del 92 che sostanzialmente dice che la formazione di tutte le professioni sanitarie è diventata universitaria, ma finanziata prevalentemente dalle Regioni nei bilanci regionali perché è governata da protocolli di intesa tra università e Regione.
Questo significa che il 95% dei docenti dei corsi di laurea infermieristica sono dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo 60 professori di infermieristica in tutta Italia con un rapporto di un professore ogni 1.350 studenti, meno di qualunque altra professione sanitaria e quindi anche qui abbiamo formulato alcune proposte finalizzate anche a una valorizzazione e a una messa in sicurezza dei corsi di laurea infermieristica”.

Mangiacavalli ha anche ricordato brevemente il problema che quest’anno accademico si è registrato un crollo del 10% delle richieste di ammissione ai corsi di laurea infermieristica che si tradurrà in una percentuale ancora più grave quando si arriverà all’immatricolazione, perché gli attuali meccanismi di selezione di test di immatricolazione, ma anche di gestione dei corsi di laurea, è uno degli elementi che deve essere migliorato anche con un supporto economico per i nostri professori, per i nostri tutor, per i nostri ricercatori, per le aziende sanitarie.

“Le Regioni – ha spiegato – non hanno la possibilità di garantire requisiti organizzativi di un corso di laurea. Il corso di laurea non può partire e, considerando la carenza infermieristica che è stimata dalla Ragioneria Generale dello Stato in 65.000 unità, diventa più grave nei prossimi anni perché abbiamo la nostra gobba pensionistica tra otto dieci anni dove usciranno 100.000 infermieri del sistema”.

“Mediamente  – ha detto ancora – entrano 11.000 infermieri l’anno laureati nel sistema, ma ne escono 14.000 per pensionamento, quindi già abbiamo un delta negativo ogni anno e in più abbiamo la gobba pensionistica, la fuga stimata in qualche migliaio se non verrà aggiustato l’emendamento sull’articolo sulle pensioni”.

“Con questi numeri – ha concluso la presidente FNOPI – noi non siamo in grado non solo di affrontare il PNRR, ma neanche di affrontare l’assistenza sanitaria in Italia per i nostri cittadini”.