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Infermieri, in Italia ne mancano da 170 a 250 mila: “Una voragine senza precedenti”

10 mesi ago

Nella giornata odierna si è tenuto il Congresso Nazionale dei quadri dirigenti del Nursing Up a Roma nel quale, tra gli altri aspetti, si è molto parlato delle difficoltà che sta vivendo la situazione infermieristica nel corso degli ultimi mesi.

Tra gli altri anche l’intervento del Presidente del Nursing Up, Antonio de Palma, che ha posto l’accento sulla carenza sempre più importante di infermieri in Italia. Una carenza che ormai perdura da mesi e per la quale non sono state messe in atto misure tali da bloccare il fenomeno.

Nel corso del Congresso è stato lo stesso De Palma ad affermare: “le stime dello studio, aggiornate ai dati dell’anno 2022 ultimi disponibili, che tengono conto anche di pensionamenti, PNRR, esigenze infermieri di famiglia, ed assunzioni intercorse in periodo Covid, mettono in evidenza che nel nostro Paese si parte da una carenza strutturale non inferiore ai 175.600 infermieri, se il confronto è con la media dei paesi Europei, per arrivare a non meno di 227,200, se il confronto si limita solo ai paesi dell’Unione Europea.

Peraltro, come è emerso chiaramente dal rapporto, il costante invecchiamento della popolazione aumenta e aumenterà a dismisura il fabbisogno di infermieri e renderà ancor più indispensabile il ruolo chiave per tutela della collettività da parte dei professionisti dell’assistenza, dentro e soprattutto fuori dalle realtà ospedaliere, giustificato dalle elevate competenze di cui i nostri professionisti sono legittimi titolari.

La politica non può continuare a minimizzare le gravi carenze del nostro SSN che si abbattono come colpi di mannaia sul futuro dei professionisti della sanità e sulla tutela della salute della collettività. Inutile girarci intorno, inutile perderci in chiacchiere improduttive. Solo un congruo e legittimo aumento di stipendio per infermieri può arginare l’emorragia di infermieri in atto.

La professione infermieristica continua a essere tra quelle che offre maggiori sbocchi lavorativi in Italia, lo rivelano report autorevoli, soprattutto siamo e continueremo a essere capaci di formare professionisti di altissimo profilo, naturalmente ambitissimi all’estero.

E cosa invece succede? Ce li lasciamo scappare, permettiamo ad altri Paesi, con offerte che da noi sono pura utopia, di privarci delle fondamenta su cui ricostruire la sanità del presente e del futuro”.

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