Udine, buoni pasto non funzionanti: Infermieri e medici senza pranzo

In corsia, fra i malati, ma a stomaco vuoto. Scoppia il caso mensa e buoni pasto fra i dipendenti dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine presso la quale lavorano oltre 5 mila persone fra medici, infermieri, personale tecnico e amministrativo.
A sollevare il problema sono stati Rsu e sindacati, che ora chiedono alla direzione un incontro urgente.
«Non è ammissibile che un’azienda che si occupa di salute non garantisca a tutto il personale la possibilità di mangiare – esordisce il segretario Rsu Asuiud Massimo Vidotto –. In qualunque impresa privata viene da sempre dimostrata sensibilità verso l’argomento, mentre questa azienda, che per missione si occupa quotidianamente della salute dei cittadini e di promuovere stili di vita sani, sta dimostrando, nei fatti, di dimenticare la salute dei dipendenti, ritenendo che per loro non serva pranzare, specie per coloro che lavorano a turno in ospedale e ai quali non di rado si chiede di lavorare con turni di 12 ore». La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata con l’introduzione dei nuovi buoni pasto elettronici.
«Al personale del territorio dal primo ottobre è stato introdotto il nuovo e diverso sistema dei buoni pasto Endered – premette Vidotto –. Non è stata fornita alcuna indicazione sulle modalità di utilizzo e sul diverso sistema di ricarica e di accumulo dei pasti.
All’assenza completa di indicazioni al personale si è aggiunto il riconoscimento in tessera alla maggior parte dei dipendenti di soli otto buoni per l’intero mese. E questo è avvenuto sulla base di non si sa quale arbitraria decisione, anziché sulla base delle giornate lavorative mensili». Obiezioni rilanciate da Giuseppe Pennino di Cisl Fp che in una missiva indirizzata ai dirigenti dell’Asuiud chiede la ricarica «sulla tessera di un numero di pasti che consenta almeno l’utilizzo fino a fine anno, un tanto per risolvere le diverse storture in corso».
Ma l’argomento pasti già ribolliva fra i dipendenti dell’azienda. «Di fatto, quelli che utilizzavano i buoni pasto erano gli unici a poter mangiare senza problemi fino ad ora – osserva Pennino –: la mensa del Gervasutta e quella dell’ospedale di Cividale chiudono alle 14, l’ora in cui smontano molti turnisti che, così, sono impossibilitati a mangiare. Per questo, già a luglio, un centinaio di dipendenti del Gervasutta avevano firmato una lettera con la quale chiedevano di prolungare l’apertura fino alle 15, uniformando i regolamenti delle mense aziendali».
E non è che all’ospedale di Udine vada meglio, fa notare Vidotto: «La mensa è stata strutturata per ospitare al massimo 60 persone, cosa che rende impossibile l’accesso per gran parte dei dipendenti. Appare scandaloso – conclude Vidotto – che nell’azienda più grande che esista a Udine si sia progettato e realizzato un ospedale senza nemmeno pensare a un’adeguata mensa per i dipendenti». Una vertenza questa, destinata ad approdare in Regione visto che i componenti dell’Rsu hanno inviato una nota all’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi per chiedere il suo intervento.
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