Le tecniche che riducono il rischio di lesioni durante la movimentazione dei pazienti

Gli interventi con i risultati più promettenti sono: l’uso di ausili per la movimentazione; i protocolli di valutazione ergonomica dei pazienti per definire il rischio e i presidi migliori per quel paziente; le politiche che limitano gli spostamenti manuali, ormai adottate in numerosi contesti e che hanno ridotto i disturbi muscolo-scheletrici e i problemi per gli operatori; i team per la movimentazione dei pazienti, anche se non sempre l’adozione di questo intervento è semplice o possibile. Interventi inefficaci sono invece la formazione tradizionale sulla meccanica corporea e le tecniche di spostamento manuale, e l’uso di corsetti o cinture ergonomiche per gli operatori.
Premesso che prima di intervenire con tecniche di movimentazione manuale bisognerebbe sempre valutare il malato e stimolare la sua autonomia eventualmente con l’ausilio di presidi, vi sono tuttavia condizioni in cui è necessario intervenire manualmente. Data la rilevanza del problema legato ai disturbi muscolo-scheletrici per gli operatori, sono state adottate numerose strategie di riduzione e prevenzione del danno. Per molte è stata valutata l’efficacia e alcune tra le più praticate si sono rivelate inefficaci. Vengono di seguito presentate le strategie per le quali sono state raccolte prove di efficacia che ne hanno valutato l’impatto.

Uso di algoritmi e protocolli di valutazione del paziente

I materiali disponibili in reparto per la movimentazione del paziente sono spesso limitati e non sempre esiste l’ausilio adatto per le caratteristiche del paziente da spostare. L’uso di protocolli di valutazione e di algoritmi può essere utile per standardizzare la valutazione del paziente e decidere come eseguire alcuni spostamenti ad alto rischio. Esistono numerosi protocolli di valutazione che aiutano a scegliere i materiali e le tecniche adeguate al singolo caso, il numero di persone da coinvolgere nello spostamento, in base alle caratteristiche del paziente. Gli aspetti salienti nella valutazione del paziente comprendono: la capacità di collaborare, la forza che ha nelle estremità superiori e inferiori, la capacità di comprendere le istruzioni, peso e altezza, circostanze specifiche quali ferite, drenaggi, linee venose, eventuali restrizioni (per esempio divieto di caricare peso, muovere alcune articolazioni eccetera).

Politiche che limitano al massimo le movimentazioni manuali

Le movimentazioni manuali dovrebbero essere l’eccezione. I pazienti vanno stimolati a collaborare e tutte le volte che è possibile vanno usati gli ausili per lo spostamento. Il sollevamento manuale non dovrebbe consistere nello spostamento di tutto il peso del paziente, ma solo di una parte. In numerosi paesi in ospedale sono state istituite “politiche di non sollevamento” (no-lift policy), per intervenire in tutti i modi possibili per limitare o ridurre gli spostamenti manuali. Si è visto infatti che gli operatori che utilizzano i sollevatori hanno un minore rischio di andare incontro a mal di schiena, bisognerebbe quindi rendere disponibili in tutti i reparti strumenti meccanici per spostare e sollevare i malati.
Sebbene ci sia un miglioramento è ancora problematico trovare in tutti i reparti il materiale necessario e far utilizzare agli infermieri tecniche diverse da quelle imparate durante la formazione, dove si insegnano soprattutto gli spostamenti manuali e molto meno quelli con ausili. I dati dimostrano però che i disturbi muscolo-scheletrici nei lavoratori sono notevolmente diminuiti. Nel 2004 l’American Nurses Association ha lanciato il programma Handle with care, per promuovere le manovre sicure per lo spostamento dei pazienti. L’efficacia di questi programmi, che consistono in modifiche organizzative, fornitura di presidi, modifiche dei protocolli di reparto e formazione, è stata già dimostrata in alcune ricerche, sia in contesti per acuti sia per cronici e anche in numerosi studi condotti dal NIOSH.

Team per la movimentazione

Sono stati condotti numerosi studi sui team per il sollevamento manuale dei pazienti, con risultati molto positivi sulla riduzione del numero di giorni di lavoro per mal di schiena e del numero di operatori con inabilità o limitazione delle mansioni. Dopo un anno di sperimentazione in un reparto per acuti di 220 letti era notevolmente ridotto il numero di operatori con problemi alla schiena. Il team dovrebbe essere composto da persone competenti nelle tecniche di sollevamento, che lavorano insieme ed eseguono movimentazioni ad alto rischio.
Le movimentazioni dei pazienti dovrebbero essere assegnate a poche persone competenti e selezionate, che non abbiano avuto problemi muscolo-scheletrici e che abbiano forza fisica e capacità, oltre a un’adeguata formazione all’uso di strumenti per la movimentazione meccanica e con caratteristiche fisiche simili (altezza e struttura fisica analoga). Questo riduce una serie di fattori critici quali manipolazioni e spostamenti non coordinati, movimentazioni manuali fatte da coppie di persone con caratteristiche fisiche diverse, affaticamento degli infermieri di reparto (che devono poi eseguire altre mansioni oltre alla movimentazione manuale dei pazienti). Inoltre aumenta il ricorso a mezzi di sollevamento meccanici, si riducono le movimentazioni fatte da personale non addestrato o senza la necessaria preparazione. Purtroppo questa soluzione non è di facile realizzazione per la carenza di personale e il numero relativamente limitato di operatori con i requisiti idonei. Un altro problema è che il team riesce a garantire un numero limitato di movimentazioni (rischia di essere impegnato nel reparto per anziani e non autosufficienti, dove tutti i pazienti vanno movimentati almeno due volte al giorno) e non è disponibile sulle 24 ore. Inoltre, pratiche quali l’igiene o gli spostamenti nel letto per esempio per la prevenzione delle lesioni da decubito, che sono pratiche a rischio, continuano a essere eseguite dagli infermieri.

Interventi meno efficaci o addirittura inefficaci

Corsetti o cinture addominali per gli infermieri

L’uso di corsetti o cinture addominali è stato a lungo oggetto di dibattito. Negli anni ‘90 si raccomandava l’uso di questi ausili per prevenire i danni da mal di schiena, ma non ci sono a tutt’oggi prove della loro utilità. Le cinture o corsetti addominali sono delle bande leggere, con due fasce estensibili, che assicurano diversi livelli di pressione e rinforzo alla colonna. contrastare le forze di torsione, rinforzino la colonna aumentandone la resistenza, riducano i piegamenti e ricordino a chi le indossa di sollevare correttamente i pesi, dall’altra alcuni studi indicano che la pressione intraddominale non ha un ruolo importante sulla riduzione della pressione a livello discale o la tensione dei muscoli estensori della schiena. Inoltre non sembra esserci una relazione tra pressione intraddominale e muscolatura addominale.
In due studi (di laboratorio) l’uso delle cinture addominali riduceva il consumo medio di ossigeno ma non aveva alcun effetto sulla pressione sanguigna, la frequenza cardiaca o respiratoria. In un altro studio non è stata riscontrata alcuna associazione tra uso dei corsetti/cinture addominali e riduzione dell’incidenza di dolore o lesioni alla schiena. Quindi l’uso di questi presidi non è raccomandato.

Formazione sulla meccanica corporea e sulle tecniche di movimentazione manuale

In tutti i corsi per infermieri (e anche nei corsi di formazione permanente) vengono insegnate le tecniche per lo spostamento manuale dei pazienti, e si fa poca attenzione – e formazione – sull’uso di mezzi meccanici. Nonostante ci sia un diffuso consenso che la formazione sulle meccaniche corporee e sulle tecniche di manipolazione riduca i problemi muscolo-scheletrici, 35 anni di ricerca dimostrano il contrario, e che questo tipo di formazione non modifica le pratiche ma continua a essere utilizzata come la principale soluzione al problema.
Un approccio più efficace è la formazione all’uso degli ausili meccanici. Continuano a esserci prove sul fatto che i mezzi meccanici non vengano usati, in particolare nei reparti dove manca una formazione ad hoc e dove c’è un turnover elevato, e che la formazione all’uso degli ausili meccanici sia fondamentale per la prevenzione dei danni muscolo-scheletrici per gli operatori. Quindi occorrono nuovi modelli formativi per assicurare competenza nella movimentazione dei pazienti con ausili meccanici. La formazione continua è fondamentale per garantire abilità e migliorare l’uso degli ausili.
 
 
 
Fonte: EBN e Zinga “Quesiti Clinico-Assistenziali”

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