A due giorni di distanza dalla firma del rinnovo del CCNL Sanità 2022-2024 anche il sindacato autonomo Coina ritorna sulla questione.
E, come si legge nel comunicato stampa, non c’è proprio nulla da festeggiare. Al di là della parte economica, che sappiamo essere quasi ridicola, siamo lontani anni luce dalla valorizzazione degli Infermieri, considerato anche che la figura dell’assistente infermiere sta lentamente prendendo piede in tutta Italia.
E’ proprio nel comunicato stampa stesso che si legge: “Dopo mesi di trattative interne logoranti e spesso segnate da contrapposizioni tra sigle sindacali, oggi si annuncia con toni trionfalistici la firma di un contratto che, nella realtà dei fatti, rappresenta soltanto un passaggio tecnico. Non una svolta, non un traguardo storico. Solo il minimo sindacale per permettere l’erogazione di risorse già stanziate. Non c’è nulla da esultare: c’è da riflettere.
Quello che stupisce è l’atteggiamento di chi oggi canta vittoria di fronte a un contratto che lascia irrisolte tutte le criticità strutturali del comparto: carichi insostenibili, stress cronico, disaffezione crescente. Non una parola concreta su come invertire la rotta. Non un passo avanti verso la vera valorizzazione di chi lavora, ogni giorno, nei reparti, nei pronto soccorso, nelle RSA, nei territori.
Ci si riempie la bocca di riforme e centralità del capitale umano ma poi si continua a tenere gli infermieri italiani sul fondo delle classifiche retributive d’Europa, con stipendi medi intorno ai 1500 euro netti mensili. E la beffa, oggi, è applaudire un aumento che si traduce, nella migliore delle ipotesi, in 43-46 euro netti al mese. Aumento spalmato su otto anni. Come può uno Stato chiamare questo valorizzazione?
Assistente infermiere? Figura surrogata, pericolosa per l’assistenza. Eppure nessuno l’ha revocata. Ci chiediamo come mai i sindacati presenti al tavolo contrattuale non abbiano fatto nulla per ottenere l’immediata revoca di questo accordo, mentre si continua a ignorare il potenziale enorme della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, che è invece centrale nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR – Missione 6.
Questo non è un contratto storico ma un atto necessario. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: chi lavora nella sanità pubblica non chiede miracoli, ma rispetto e verità. E oggi, purtroppo, riceve solo l’illusione di un cambiamento che ancora non c’è”.