Pubblichiamo un’interessante revisione della letteratura pubblicata sul sito L’infermiere – FNOPI.
L’anno 1976 ha visto Oriana Fallaci, figura di spicco nel campo giornalistico, pronunciare con enfasi una dichiarazione che avrebbe gettato le basi per un dibattito sostanziale e di vasta portata: “La maternità è una scelta responsabile, non un dovere.” Quest’affermazione incapsula il nucleo centrale del discorso sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), ponendo l’accento sul diritto inalienabile delle donne a decidere in modo autonomo e informato riguardo al proprio percorso riproduttivo.
Nel 1978, due anni dopo l’espressione di questa visione, l’Italia ha introdotto una legislazione rilevante: la legge 194,
nota come “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza.” Questa legge segna un passo significativo nel riconoscimento dei diritti delle donne, garantendo il diritto di interrompere la gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione. Nonostante l’evoluzione normativa, il panorama dell’IVG si estende ben oltre i confini delle questioni legali ed etiche.
La forzatura di una gravidanza indesiderata o la restrizione della libertà di scelta possono mettere a serio rischio la salute, sia mentale che fisica, delle donne coinvolte. Nonostante l’evoluzione normativa, il panorama dell’IVG si estende ben oltre i confini delle questioni legali ed etiche. La forzatura di una gravidanza indesiderata o la restrizione della libertà di scelta possono mettere a serio rischio la salute, sia mentale che fisica, delle donne coinvolte.
In riconoscimento di questa complessità, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elevato l’assistenza
completa all’aborto al rango di servizio sanitario essenziale. Ciò sottolinea l’importanza di garantire alle donne l’accesso a servizi di IVG di alta qualità, sicuri ed empatici. L’impulso a esplorare questa tematica nasce da un interesse personale, consolidato attraverso l’esperienza diretta con una persona cara. Al contempo, l’obiettivo è quello di dare voce a tutte le donne che, nel corso della loro esistenza, si sono trovate di fronte alla difficile e complessa decisione legata all’IVG.
La professione infermieristica, in particolare, svolge un ruolo di cruciale importanza in questo contesto. Essa non si
limita al mero aspetto medico, ma si estende a una serie di dimensioni che abbracciano la salute fisica, emotiva e
psicologica delle pazienti. In aggiunta, gli infermieri devono navigare con competenza e sensibilità le intricate dinamiche sociali e culturali che possono influenzare la decisione di intraprendere un percorso di IVG.
L’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) costituisce un ambito di ricerca di notevole rilevanza in numerose
società globali, attesa la sua incidenza sulla salute riproduttiva delle donne e sulle loro opzioni procreative. L’IVG
rappresenta un procedimento medico intrinsecamente connesso alla tutela della salute e della sicurezza femminile.
A tal fine, è essenziale assicurare un accesso ampio e non intralciato a procedure IVG sicure e di elevata qualità, al
fine di minimizzare i rischi associati. La salvaguardia del diritto delle donne a determinare autonomamente le loro scelte in campo riproduttivo costituisce un principio imperativo. La formazione del personale sanitario è una componente chiave affinché le donne ricevano un supporto privo di giudizi, informato e consapevole delle opzioni a loro disposizione.
Non di rado, le donne potrebbero non essere adeguatamente informate circa i propri diritti in relazione all’IVG o potrebbero incontrare ostacoli di natura geografica, economica o sociale nell’accesso ai servizi IVG. In questo contesto, la formazione del personale sanitario emerge come un veicolo cruciale per migliorare l’accessibilità a tali servizi.
La mancanza di accesso a procedure IVG sicure può comportare il ricorso a pratiche non sicure e illegali. La formazione del personale sanitario svolge un ruolo determinante nel ridurre tale pratica pericolosa. L’IVG è con frequenza intrinsecamente connessa a problematiche di natura etica e morale. La formazione del personale sanitario rappresenta un cardine a garanzia che tali questioni vengano gestite in maniera eticamente responsabile, nel rispetto dei diritti delle pazienti.
La medicina è una disciplina in continua evoluzione, e i protocolli IVG possono variare con il trascorrere del tempo. La formazione del personale sanitario si pone come imprescindibile per mantenere la pratica medica aggiornata e basata su evidenze scientifiche solide. La ricerca incentrata sull’IVG e sull’importanza della formazione del personale sanitario può contribuire all’individuazione di settori di innovazione e studio, promuovendo, in tal modo, un ulteriore perfezionamento nei servizi dedicati alle donne.
Insomma, lo studio relativo all’IVG e all’essenziale ruolo della formazione del personale sanitario si erige come una pietra miliare per garantire alle donne l’accesso a procedure IVG sicure, informate e rispettose dei loro diritti riproduttivi. Inoltre, tale studio avanza la conoscenza delle dinamiche sociali ed etiche connesse a questa tematica, favorendo un dibattito informato e una pratica medica responsabile.
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