See and Treat: valutazione dell’efficacia delle patologie traumatologiche in PS

Il See and Treat è un modello organizzativo assistenziale applicato nel trattamento delle urgenze minori, in grado di ridurre i tempi di attesa e permanenza in Pronto Soccorso e di contrastare il fenomeno del sovraffollamento.
L’esempio della Regione Toscana, in cui il See and Treat è stato implementato con successo, ha fornito l’incipit per verificarne gli esiti in un ulteriore contesto.

La sperimentazione si pone l’obiettivo di valutare l’efficacia del See and Treat nella riduzione dei tempi di attesa e di permanenza delle patologie traumatologiche a bassa priorità.

Oggi prenderemo in esame uno studio pubblicato sulla rivista dell’OPI Roma, Infermiere Oggi, che è stato condotto presso il Pronto Soccorso di un grande ospedale romano. Sono stati selezionati 100 casi clinici con patologie traumatologiche minori (“codice 4/verde”) che hanno seguito il tradizionale percorso di Pronto Soccorso ed un campione di 100 casi clinici inclusi nel percorso del See and Treat.

Attraverso l’utilizzo della cartella infermieristica appositamente costituita, sono state raccolte informazioni sulla diagnosi, il trattamento e le tempistiche di attesa e dimissione. Rispetto ai tempi medi ottenuti seguendo il tradizionale percorso di Pronto Soccorso, applicando il See and Treat, i tempi medi di attesa si sono ridotti del 76,7% ed i tempi di permanenza del 71,8%.

Il See and Treat rappresenta un’opportunità che mira ad incrementare l’efficienza nel trattamento delle urgenze minori traumatologiche. Al fine di assicurare elevati standard assistenziali e garantire la sicurezza dei pazienti, l’implementazione del modello prevede la modifica dell’assetto organizzativo e dell’allocazione delle risorse.

I risultati positivi in merito alla riduzione dei tempi di attesa e permanenza all’interno del Pronto Soccorso suggeriscono un approfondimento, attraverso ulteriori studi, sulle conseguenze del See and Treat nell’ambito di: impatto economico aziendale, percezione dell’utenza ed efficacia del modello applicato ad altre urgenze minori.

Nei Dipartimenti di Emergenza, il divario tra la domanda sanitaria e le risorse economiche, umane e strutturali necessarie a soddisfarla, determina la problematica del sovraffollamento in Pronto Soccorso. Il fenomeno, ampliamente rappresentato nella letteratura scientifica degli ultimi 15 anni, è un problema diffuso nelle realtà sanitarie nazionali ed internazionali, determinando esiti negativi sulla qualità delle prestazioni sanitarie e sicurezza
di pazienti e operatori e compromettendo l’erogazione appropriata dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Tali conseguenze si traducono nell’ incremento dei tempi di attesa, nella compromissione della tutela e della riservatezza del paziente e nella percezione negativa del servizio fornito. Gli operatori sanitari, inoltre, possono risentire del sovraffollamento, esperendo una riduzione della motivazione professionale, parallelamente ad un aumento degli episodi di violenza subiti. Le numerose iniziative di mitigazione del fenomeno non hanno determinato miglioramenti apprezzabili, soprattutto nella casistica a bassa priorità, che risulta maggiormente osservata in relazione all’appropriatezza di accesso al Pronto Soccorso.

In alcuni sistemi sanitari ad accesso universale, il sovraffollamento è stato affrontato con interventi organizzativi e gestionali. Nel Regno Unito, ad esempio, la soluzione al problema è stata individuata, nel 2001, applicando modelli assistenziali alternativi, in particolare nel See and Treat.

Il See and Treat è un modello organizzativo assistenziale che si basa sull’adozione di protocolli validati per il trattamento delle urgenze minori, in grado di fornire risposte efficaci al sovraffollamento del Pronto Soccorso, riducendone i tempi di attesa e di permanenza. Il modello prevede la presa in carico del paziente da parte di infermieri con formazione specifica, in grado di assicurare il trattamento appropriato fino al completamento del
percorso di cura.

In Italia, il successo del See and Treat è stato recepito dalla Regione Toscana nel 200 e concretamente applicato nel 2010. Diversi studi, relativi alle misure di esito fornite dai pazienti, hanno dimostrato un’evidente soddisfazione dell’utenza in merito al percorso See and Treat. Accogliendo i risultati significativi conseguiti, è stato condotto uno studio sperimentale nel Pronto Soccorso di un grande ospedale romano, applicando i protocolli del See and Treat alle casistiche traumatologiche minori. L’obiettivo è stato quello di valutare l’efficacia del nuovo modello nella riduzione dei tempi di attesa e di permanenza. La pianificazione ed attuazione del percorso See and Treat ha lo scopo di verificarne l’impatto in una realtà differente dai contesti in cui è attualmente implementato. Un percorso in cui si sottolinea la rilevanza della professione infermieristica sempre più capace di rispondere ai bisogni di salute dell’utenza.

Lo studio, di tipo sperimentale, è stato condotto dal 21 giugno 2019 al 21 settembre 2019, per un totale di 93 giorni (35 turni di guardia di 12h ciascuno) presso il Pronto Soccorso Centrale di un grande ospedale romano. Il campione non randomizzato, costituito da un totale di 200 casi, rispettava i seguenti criteri di inclusione:

  • maggiore età;
  • motivo di accesso al Pronto Soccorso per problematiche traumatologiche;
  • assegnazione di codice a bassa priorità (“codice 4/verde”);
  • assenza di indicazione di esami strumentali e di laboratorio, con la sola eccezione di quelli radiologici correlati alla valutazione dei traumi delle dita degli arti superiori e inferiori (diagnosi semplici).

Non sono state indagate variabili sociodemografiche dei pazienti partecipanti. La sperimentazione si è svolta in due fasi distinte, della durata di circa 45 giorni ciascuna. Nella prima fase sono stati selezionati tutti i pazienti accedenti al Pronto Soccorso centrale, che rispettavano i criteri previsti (n=100) ed inseriti nel percorso tradizionale con visita medica. Nella seconda, è stato individuato un campione numericamente analogo di casi clinici (n=100) assegnati al percorso See and Treat, previa valutazione dei segnali di allarme/ esclusione.

Seguendo i protocolli medico-infermieristici del modello toscano sono stati inclusi i casi che presentavano: ferite, rimozione dei punti di sutura, abrasione, avulsione superficiale della punta del dito, contusioni minori degli arti, intrappolamento nella lampo, rimozione di anello da un dito, rimozione di amo da pesca, puntura di insetto, punture di animale marino, ritenzione di zecca, ustioni minori, ustioni solari e trauma delle dita della mano e del piede.

I pazienti sono stati trattati dal personale infermieristico specificatamente formato. In entrambe le fasi sono stati registrati l’orario di ingresso in triage (T0), l’orario di entrata in visita (T1), il tempo di attesa (T2), l’orario di dimissione (T3) e il tempo totale di permanenza in Pronto Soccorso (T4). L’anamnesi, i caratteri della valutazione ed il trattamento eseguito, sono stati riportati sulla cartella infermieristica di See and Treat, usata appositamente per la sperimentazione e realizzata su ispirazione della cartella in uso nei Pronto Soccorso toscani in cui vige il See and Treat. Lo strumento ha permesso di raccogliere: i dati anagrafici del paziente, l’ora di ingresso in Triage, l’ora di accesso all’ambulatorio di See and Treat e quella di dimissione, la natura della patologia, la valutazione del paziente, le attività e i trattamenti attuati e le indicazioni da seguire in dimissione.

Allo scopo di valutare l’efficacia del modello, è stata condotta un’analisi statistica, utilizzando il foglio di calcolo Excel, che ha previsto la stima della media (M) e deviazione standard (DS) dei tempi di attesa e di permanenza dei due gruppi, per definirne la variabilità. La correlazione lineare tra le due variabili è stata determinata tramite coefficiente di Pearson (r). Per confrontare se la differenza fra le medie dei due campioni sia statisticamente rilevante, è stato utilizzato il test t di Student (t). Per il test di verifica delle ipotesi è stato considerato statisticamente significativo un p value < 0,05. Lo studio sperimentale è stato condotto previa approvazione del Comitato Etico Aziendale ed autorizzazione dei singoli partecipanti mediante dichiarazione scritta di consenso
informato.

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