Modifiche alla Legge di Bilancio ma non basta

Dopo le manifestazioni e gli scioperi organizzati da medici e infermieri in tutta italia per protestare contro la riforma pensionistica contenuta all’interno della legge di Bilancio il Governo ha deciso di fare dietrofront ma in maniera parziale.

Infatti, l’articolo 33 della suddetta non verrà abrogato ma sarà modificato e sarà introdotta la Quota 46.

Sulla questione è ritornato a parlare il presidente del Sindacato infermieristico Nursing Up, Antonio de Palma, che in un comunicato stampa ha affermato: “L’urlo della piazza di Roma, il grido di allarme, attraverso una sola unica voce, che è arrivato alla politica da parte di infermieri e medici italiani, con il sit in dello scorso 5 dicembre nella Capitale e lo sciopero messo in atto nella stessa giornata da parte dei professionisti della salute, in qualche modo, è innegabile, ha lasciato il segno.

Nelle notti tra il 6 e l’8 dicembre, infatti, il Governo ha prodotto un maxi emendamento di modifica al tanto discusso articolo 33 della bozza della Legge di Bilancio sul possibile taglio delle pensioni, legato alla pericolosa paventata riduzione delle aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995. Le modifiche sono 3, una delle quali destinata solo a medici ed infermieri, e per quanto ci riguarda ci si viene incontro si, ma solo parzialmente.

Possiamo quindi affermare, senza ombra di dubbio, che non siamo soddisfatti di come l’Esecutivo immagina di dare una risposta alle nostre proteste . Non comprendiamo come la politica stenti paradossalmente ancora a comprenderlo, quali sono  le professioni in assoluto più usuranti al mondo e la cui attività maggiormente impatta sulla qualità complessiva dei servizi sanitari resi alla cittadinanza. Qui corriamo seriamente il rischio di veder cadere in pezzi il nostro Sistema Sanitario.

Non possiamo non riconoscere quanto la nostra battaglia, quella degli infermieri italiani, storicamente e diremmo finalmente, combattuta al fianco dei medici, abbia in poco tempo lasciato il segno e fatto breccia nel muro della politica.  Apprezziamo il fatto che l’Esecutivo , rispondendo fattualmente alle nostre azioni di lotta,  abbia quindi deciso di modificare l’articolo 33 sul possibile taglio delle pensioni, addolcendone l’impatto per medici ed infermieri, significa che la nostra protesta ha prodotto degli effetti, ma approfondendone i contenuti non possiamo esserne ancora soddisfatti.

 L’ARTICOLO 33 DELLA BOZZA DI LEGGE DI BILANCIO VA DISAPPLICATO  IN TOTO, CON RIFERIMENTO AI  MEDICI, AGLI INFERMIERI  E ALLE ALTRE PROFESSIONI SANITARIE EX LEGGE N 43/2006. Anzi, siamo sconcertati di fronte alla sola possibilità che un infermiere possa restare, anche se di propria sponte, in servizio fino a 70 anni!
Incredibile ma vero!  

Caro Ministro Schillaci, ma lei, da affermato professionista della sanità, ce li vede un infermiere , o un medico di 70 anni lavorare, alle 3 del mattino, ad un tavolo operatorio per un delicato intervento di cardiochirurgia, o un’ostetrica a prestare servizio in sala parto?

Davvero il solo proporre una ipotesi del genere, secondo lei, è degno di un Paese civile che tiene in debita considerazione la salute dei suoi cittadini e la qualità dei servizi sanitari? Quello che si legge nell’emendamento non risponde a tutte le richieste che arrivano dai  professionisti e delle quali il nostro sindacato si fa interprete. 

Non è la soluzione alle dimissioni volontarie che rischiano di arrivare in massa, alle fughe di giovani infermieri all’estero, che già sono una triste realtà. Diamo atto dei primi frutti delle nostre battaglie, e del fatto che la battaglia congiunta di infermieri e medici ha segnato un passaggio epocale.  

Anche lo spazio che hanno riservato anche le testate straniere allo sciopero del 5 dicembre scorso è un segnale.
Per questa ragione continueremo, accanto ai medici, nella nostra serrata lotta, arrivando se necessario, come già annunciato, ad ulteriori giornate di sciopero nel mese di gennaio. Ma non è finita qui, perché senza un cambiamento radicale e senza la cancellazione delle norme inique, ed una reale valorizzazione economica dei nostri magri stipendi, unitamente ad una nuova organizzazione dell’intero sistema,  siamo pronti, con la nostra protesta, ad arrivare fino a Bruxelles, per denunciare all’Europa quanto sta accadendo nel nostro malato sistema sanitario
“, conclude De Palma. 

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