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La combinazione delle immunoterapia: nuova frontiera contro i tumori

Una combinazione di molecole immunoterapiche è una delle nuove frontiere nella lotta contro il tumore. Il cancro al polmone è la terza neoplasia, dopo melanoma e rene, in cui mettere insieme i due principi nivolumab e ipilimumab ha dimostrato un’efficacia significativa in uno studio di fase 3. La sopravvivenza globale ha raggiunto il 52% a 5 anni nel melanoma, il 60% a 2 anni e mezzo nel carcinoma a cellule renali e il 40% a 2 anni nel tumore al polmone non a piccole cellule. L’immunoncologia stimola le cellule del sistema immunitario e segue una strategia complementare a quella delle terapie classiche: non colpisce direttamente le cellule tumorali ma mira ad attivare i linfociti T del paziente per metterli in condizione di distruggere il tumore.

“La scelta di combinare le due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, si sta rivelando vincente – spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli durante un incontro sul tema, organizzato a Roma – Ognuna, infatti, sblocca un ‘freno’ della risposta immunitaria. Utilizzandole insieme possiamo moltiplicare l’azione sul sistema immunitario”. Sul melanoma (nel 2019 si stimano 12.300 nuovi casi in Italia) secondo lo studio clinico CheckMate -067 di fase 3, a cinque anni, l’effetto positivo del prodotto combinato ha visto il 22% dei pazienti trattati avere una risposta completa e il 74% dei pazienti vivi a 5 anni.

Per il carcinoma a cellule renali, spiega Sandro Bracarda, direttore dell’Oncologia medica dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, l’associazione combinata ha portato a una “riduzione del rischio di morte del 34%” rispetto alla cura standard. Sul tumore al polmone, precisa Cesare Gridelli, direttore di oncoematologia del Moscati di Avellino, “nel 2019 sono stimate 42.500 nuove diagnosi in Italia”. La ricerca legata al carcinoma polmonare a piccole cellule, aggiunge Federico Cappuzzo, direttore di Oncoematologia dell’Ausl Romagna, dimostra come “la sopravvivenza globale” grazie alla terapia combinata “è quasi raddoppiata: il 40% dei pazienti è vivo a 2 anni, rispetto al 23% con la chemioterapia”.

L’Istituto nazionale per i tumori Pascale di Napoli chiede alla Regione Campania la rimborsabilità di una particolare cura innovativa contro il melanoma, una delle forme più aggressive di tumore della pelle. Si tratta di un trattamento immunoncologico – mirato a risvegliare il sistema immunitario per combattere il tumore – combinato che permette l’uso di due principi attivi, il nivolumab e l’ipilimumab, che un recente studio ha dimostrato far aumentare, tra i pazienti, il tasso di sopravvivenza. Il trattamento è oggi in fascia C, dunque è approvato ma non rimborsabile. In attesa della pronuncia da parte dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa il Pascale vuol provare ad agire sull’autonomia della Regione in materia sanitaria. A darne notizia è Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto napoletano durante un incontro, organizzato a Roma, proprio sulla combinazione immunoncologica.

“Oggi il mio direttore generale, Attilio Bianchi, mi ha chiamato dicendomi di aver chiesto un incontro con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – spiega Ascierto – Recentemente proprio il Pascale è stato identificato come primo istituto in Italia per il trattamento del melanoma. Bianchi ci tiene a mantenere questo nostro primato e vuol fare questa proposta perché uno dei suoi slogan è ‘i pazienti in primis’. In questo momento i pazienti soffrono l’impossibilità di poter avere queste cure. La combinazione è ora in fascia C. Chiederà alla Regione un intervento in modo da metterla a disposizione di tutti. Sarebbe la prima Regione in Italia a farlo: sfruttiamo il titolo V della Costituzione con il quale si dà mandato alle Regioni e la possibilità di intervenire sulla sanità. Il presidente De Luca di sicuro è molto sensibile e lo ha dimostrato nel corso della ‘Notte dei ricercatori’ all’Istituto dei tumori dicendo di voler mettere a disposizione fondi per le indagini genetiche per il tumore ovarico”. 

Ansa

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