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Il nuovo grande ospedale pubblico di Milano. Adesso ci sono i soldi per unire il San Paolo e il San Carlo e costruire un edificio a Ronchetto sul Naviglio (in corrispondenza con la fermata del treno San Cristoforo e dove dopo il 2022 arriverà il capolinea della metropolitana 4). Dei 660 milioni di euro destinati alla Lombardia per l’edilizia sanitaria dalla Finanziaria 2019 (su 4 miliardi di euro complessivi a livello italiano), Regione Lombardia vuole destinarne 450 per il progetto di cui per la prima volta si è parlato nel 2016. È da quella data che il San Paolo e il San Carlo dal punto di vista amministrativo sono un’unica azienda sanitaria. Ora con la copertura dei costi la volontà di fonderli anche fisicamente diventa più concreta che mai.

Nei due ospedali, che hanno un bacino d’utenza di 750-800 mila abitanti, annualmente vengono ricoverati oltre 34 mila pazienti, ci sono 150 mila richieste d’aiuto al Pronto Soccorso con prestazioni erogate in urgenza e oltre 860 mila visite ed esami diagnostici. Al San Carlo, che conta 494 letti, il primo malato è entrato il 30 giugno del 1966; mentre l’inaugurazione del San Paolo, dove i posti sono 479, risale al 15 novembre 1978. Entrambi gli edifici, che distano tra loro solo 4,5 chilometri, vengono considerati vetusti

«La realizzazione di un ospedale unico consentirebbe di avere una struttura con la totalità delle specialità mediche, con l’indubbia possibilità di qualificare, nel suo insieme, il nuovo polo ospedaliero come un punto di riferimento di Milano per numerose patologie — si legge nelle carte del Pirellone in cui viene analizzato il progetto —. Non solo: così verrebbe garantita anche una distribuzione degli spazi più razionale nell’interesse di medici e pazienti e sarebbero ottenuti risparmi di gestione, dall’energia alla centralizzazione delle aree di diagnostica e di quelle ad alta intensità di cura (il risparmio stimato è di 15-20 milioni l’anno)».

Costruire ex novo viene considerata un’alternativa preferibile alla ristrutturazione delle strutture esistenti che verrebbe a costare comunque novanta milioni di euro e comporterebbe nove anni di lavori perché gli ospedali devono funzionare anche durante i cantieri. La partita, come già raccontato dal Corriere, è seguita direttamente dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera e dai suoi più stretti collaboratori tra i quali da pochi giorni è arrivato anche Marco Salmoiraghi, negli ultimi tre anni al vertice proprio delle due strutture. Il tempo previsto per la progettazione, la costruzione e il trasloco è di almeno cinque anni. Ma, dal momento che adesso ci sono i finanziamenti, la Regione non vuole perdere l’occasione.

Già per il mese di gennaio è prevista una riunione con gli attori in campo, tra cui il Comune di Milano, interessato all’operazione sia dal punto di vista urbanistico sia per la futura destinazione d’uso degli attuali edifici che si svuoterebbero e non possono restare cattedrali inutilizzate. Oggi il San Paolo è in via Di Rudinì, mentre il San Carlo si trova in via Pio II: tra uno e l’altro ci sono venti minuti in auto e cinquanta con i mezzi pubblici. Con il trasferimento al Ronchetto sul Naviglio, la loro futura collocazione resta sempre a sud-ovest di Milano. L’area è stata identificata insieme con il Comune di Milano nella primavera del 2017 e non sono previsti cambi di rotta.

Per realizzare il nuovo ospedale Regione Lombardia pensa a un appalto pubblico tradizionale, senza ricorrere come è stato fatto nell’epoca di Roberto Formigoni per tutti i grandi poli sanitari al pluricontestato project financing, dove l’impresa vincitrice della gara co-finanzia l’opera e in cambio riceve la gestione dei servizi per decenni (dalle lavanderie alla mesa fino ai parcheggi) in modo da rientrare dai soldi anticipati (e guadagnarci).

Nelle intenzioni del Pirellone c’è anche di inserire nel capitolato d’appalto la presa in carico dei vecchi edifici da parte del vincitore del bando in modo da abbassare i costi dell’opera con il valore immobiliare delle due strutture. «Pur avendo già a disposizione un finanziamento di 48 milioni di euro per la ristrutturazione del presidio San Carlo e dopo aver chiesto ed ottenuto un analogo finanziamento per il presidio San Paolo di circa 40 milioni di euro — viene spiegato ancora nei documenti sulla scrivania dell’assessore Gallera — è stata valutata l’opportunità della costruzione di un nuovo ed unico presidio ospedaliero, considerata la vetustà dei due ospedali, le ingenti perdite di esercizio e la necessità di offrire un’organizzazione sanitaria moderna, efficiente e competitiva». Con i fondi in arrivo da Roma dalle parole si passa ai fatti.

Fonte

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