Orrore in comunità: Infermiere violenta ragazza disabile

Una storia terribile quella che arriva da una comunità terapeutica a Roma, nel quartiere Laurentino, dove un infermiere abusava di una ragazza ricoverata per gravi disturbi mentali.

All’inizio, l’infermiere la riempiva di attenzioni. Poi, nel tempo, le attenzioni sono diventate sempre più pressanti trasformandosi in una vera e propria soggezione psicologica e in abusi anche a sfondo sessuale. La scoperta l’ha fatta il padre della ragazza guardandole lo smartphone. Nel cellulare, le richieste dell’addetto della comunità, fra cui foto hard e messaggi molto spinti.

Il padre all’inizio non sapeva chi fosse quell’uomo. Poi, ha scoperto che quell’uomo era un infermiere 60enne, tale Mauro M., che si occupava direttamente della figlia, ricoverata nella struttura. Come spiega Il Messaggero, “l’uomo, subito denunciato, dovrà ora chiarire davanti ai giudici le intimità con la ragazza, molto fragile a livello psicologico, e le foto hard inviatele assieme a sms ammaliatori”. Nella richiesta di rinvio a giudizio, il magistrato a capo del pool antiviolenza della Procura, Maria Monteleone, contesta “la violenza sessuale aggravata, esercitata da un incaricato di pubblico servizio all’interno di una comunità e ai danni di una ragazza affetta da disturbi psichiatrici fin da bambina”.

Per l’infermiere non c’erano abusi, ma solo una relazione segreta. “Lei mi voleva bene. Aveva bisogno di affetto”, ha tentato di spiegare agli inquirenti. Il tutto senza destare i sospetti della comunità, Il Ponte e l’Albero, dove la ragazza si trova ricoverata dal 2014 per “psicosi delirante”. L’infermiere infatti incontrava la ragazza o in macchina o all’esterno della struttura oppure in sale mediche al riparo da occhi indiscreti. Ora il padre si è costituito parte civile nel processo.

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