Infermieri e Ordine: caos dopo le dichiarazioni del COAS

I social in questi giorni stanno gridando allo scandalo per una affermazione del sindacato definito Coas medici sull’impossibilità di parificazione tra infermieri e medici con la trasformazione da Collegi in Ordini.
Affermazione tanto farneticanti, quanto irrilevanti a cui la Federazione aveva deciso di non dare – come non lo hanno nella realtà – alcun peso. Ma visto il dilagare della cosa e l’uso assolutamente strumentale che se ne sta facendo, forse è bene chiarire perché è un errore dare tanto peso a questa affermazione. Ecco i motivi.
Le affermazioni del Coas, scritte in un articolo del 2 novembre intitolato “Il miraggio di appartenere a un ordine” sono queste: “Proprio nel Regio Decreto 103 del 1924 si trova una definizione di Ordine in riferimento agli Studi eseguiti: l’Ordine è quell’insieme di persone unite dall’esercizio della medesima professione, con la precisazione che gli studi siano di livello universitario. Anche con la parola Collegio indichiamo un insieme di persone unite dalla stessa professione, ma esercitabile dopo studi di livello medio o tecnico. Con l’inserimento della Scuola per infermieri nell’ambito delle scuole universitarie, in ossequio alle normative approvate e richieste dalla C.E., ecco che i diplomati in scienze infermieristiche dopo soli tre anni di corso, sentono di aver conseguito un livello di studi universitario e pretendono di appartenere ad un Ordine e non più ad un Collegi”.
Siamo difronte a un tale livello di ignoranza (come spiega la Treccani l’ignorare determinate cose, per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia) che non meriterebbe nemmeno di essere considerato. Ma, per la cronaca, qualcuno forse è il caso che informi i signori del Coas che gli infermieri da quasi venti anni sono laureati triennali, magistrali, abilitati alla docenza universitaria e con master che equivalgono alle specializzazioni.
Titoli riconosciuti in tutta Europa (che comunque si chiama Ue, non più CE da anni) e nel mondo, dove anzi proprio gli infermieri – si veda la Gran Bretagna ad esempio, che tra l’altro cerca infermieri italiani perché ritenuti tra i migliori del mondo – hanno perfino più peso dal punto di vista clinico e gestionale di quanto non avvenga in Italia. Quindi non si riesce a capire dove stia vivendo e in che epoca chi fa affermazioni di questo tipo.
Poi un’altra ragione non fa comprendere il peso che si dà a tali affermazioni. Nelle tabelle di rappresentatività Aran, il Coas non esiste. Nemmeno tra i sindacati a rappresentatività 0% con una sola delega riconosciuta. Tra l’altro il Coas medici è presente (e comunque non rappresentativo) in sole nove Regioni (tre al Nord, due al Centro, quattro al Sud di cui due sono le Isole maggiori).
Ferma restando l’assoluta dignità della libera espressione di proprie opinioni che va difesa a qualunque livello si eserciti (ma un po’ più di conoscenza non avrebbe fatto male a nessuno in questo caso…), a che titolo si ergono a paladini di una professione che non rappresentano? E che nei fatti con la loro “non conoscenza” offendono?
Visto che a livello normativo sono rimasti oltre venti anni indietro, c’è da inorridire a pensare cosa potrebbe accadere se altrettanto “antico” fosse il livello della loro professionalità.
Infine nessuno, mai nessuno ha immaginato parificazioni di alcun genere tra professioni. Forse l’estensore o gli estensori dell’articolo ignorano il termine e il significato di multiprofessionalità, quella cioè grazie alla quale, come dicono tutte le norme di programmazione esistenti ormai da anni, si consente a professioni diverse di lavorare insieme con l’unico obiettivo della migliore assistenza al paziente, ma mai in modo sostitutivo l’una dell’altra.
E ignorano tutto ciò che viene regolarmente affermato a livello regionale, istituzionale e parlamentare circa il fatto che professioni intellettuali (quelle, appunto, il cui titolo è universitario, come gli infermieri) hanno, sia pure nei propri settori di attività, pari dignità, ma non parficazioni.
Ancora, forse non ha fatto caso il Coas al fatto che il Ddl Lorenzin non riguarda solo medici e infermieri, ma tutti, proprio tutti gli ordini e tutte, proprio tutte le professioni sanitarie. Come dire, forse si è fatta un po’ di confusione, forse era il caso di leggerlo meglio …
E quindi diciamo che forse è il caso di consigliargli alcune letture, come quella delle leggi 42/1999, 251/2001, 43/2006 e chi più ne ha più ne metta visto che la loro conoscenza è rimasta … diciamo eufemisticamente un po’ arcaica. Ma per favore, gli infermieri sono professionisti moderni e aggiornati: ignorino chi non sa. Non vale la pena.
Fonte: Ipasvi

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