Appropriatezza dei presidi utilizzati per l'incontinenza

I presidi per l’incontinenza urinaria e/o fecale possono essere utilizzati come unico trattamento in caso di fallimento di altre forme di terapia, farmacologica o chirurgica, del disturbo o come supporto aggiuntivo ad altri interventi di tipo farmacologico.
Per incontinenza urinaria e/o fecale si intende l’incapacità a trattenere l’urina e/o le feci per alterazioni anatomiche o funzionali degli sfinteri della vescica o del retto. L’incontinenza è una vera e propria sindrome geriatrica, tra i fattori di rischio ci sono le modifiche fisiologiche legate all’età, le comorbilità, i farmaci assunti e soprattutto le alterazioni funzionali. In particolare l’incontinenza fecale è causata, in genere, da importanti problemi in sede rettale, o da patologie del sistema nervoso, come paraplegia o demenza.
Per quanto riguarda l’incontinenza urinaria questa può essere ricondotta a:

  • incontinenza “da sforzo” o “da stress”, che si verifica quando si compie uno sforzo anche minimo come per esempio uno starnuto, una risata;
  • incontinenza da urgenza, che è associata a uno stimolo impellente a urinare per cui se non si riesce a raggiungere il bagno in tempo la vescica può svuotarsi in qualunque momento;
  • incontinenza mista, che si ha quando coesistono l’incontinenza da sforzo e quella da urgenza;
  • incontinenza da reflusso, che si manifesta con perdite più o meno abbondanti seguite da un forte e costante desiderio di urinare ancora;
  • incontinenza neurogena, che si ha quando viene a mancare la coordinazione tra cervello, midollo spinale e vescica;
  • incontinenza urinaria goccia goccia, che si ha quando c’è una lesione dello sfintere;
  • enuresi, che si ha quando la perdita di urina avviene di notte.

L’incontinenza urinaria può essere lieve, modesta o grave a seconda della quantità e della frequenza dei singoli episodi di perdita di urina. Può inoltre essere una condizione transitoria (per esempio causata da una infezione della vescica o delle vie urinarie) oppure definitiva.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono almeno 200 milioni nel mondo le persone che soffrono di incontinenza urinaria. L’incontinenza è una condizione che interessa tutte le fasce di età ma è difficile avere un dato preciso di prevalenza in quanto molte persone che ne sono affette non affrontano il problema con il proprio medico per l’imbarazzo. Si stima che nella popolazione tra i 15 e i 64 anni la prevalenza vari negli uomini tra l’1,5 e il 5% e nelle donne tra il 10 e il 30%.
I presidi utilizzati per la gestione dell’incontinenza si possono suddividere in:

  1. presidi assorbenti monouso;
  2. cateteri esterni;
  3. sacche di raccolta.

Occorre ricordare che l’uso di questi presidi non può e non deve prescindere dall’attuazione di interventi di altro tipo per favorire il controllo volontario degli sfinteri. Secondo i dati forniti dalla letteratura più recente, l’uso del pannolone assorbente provoca una sorta di dipendenza e in circa il 70% dei casi causa una riduzione nella motivazione del controllo degli sfinteri con altre tecniche.
E’ importante quindi, da una parte, aiutare il soggetto a raggiungere il bagno in tempo utile (accompagnandolo ai servizi a intervalli di tempo regolari, oppure facilitando l’identificazione della porta del bagno da parte di persone confuse o con disturbi cognitivi), dall’altro può essere utile far praticare con regolarità gli esercizi per il pavimento pelvico (soprattutto in caso di incontinenza da sforzo) che consistono nella contrazione dei muscoli pelvici più volte al giorno (per esempio 8 contrazioni 3 volte al giorno).
Non esistono a oggi studi comparativi tra efficacia di un pannolone rispetto a un altro, tuttavia quando si deve scegliere il presidio assorbente occorre considerare il tipo di incontinenza, la gravità, la capacità motoria del soggetto e più in generale lo stile di vita del soggetto.
I presidi assorbenti comprendono sia pannoloni, che vengono indossati al posto del normale slip, sia gli assorbenti da indossare sotto i normali slip. Tutti i presidi assorbenti contengono all’interno polimeri in grado, a contatto con l’urina, di trasformarsi in gel. La superficie rimane così asciutta, evitando il contatto tra cute e gel e riducendo il rischio di macerazione della cute.
L’assorbenza varia da prodotto a prodotto e si va dai 60 ai 2.000 ml. Le principali tipologie di presidi assorbenti disponibili sono:

  • pannolini rettangolari, che hanno scarsa capacità assorbente quindi possono essere utili in caso di incontinenza urinaria lieve ma sono sconsigliati per gli uomini in quanto la forma non è adeguata per l’anatomia maschile;
  • pannolini per incontinenza leggera, che si indossano con la propria biancheria intima normale;
  • pannolini sagomati per incontinenza medio grave, che sono di diversa misura e si possono usare con la propria biancheria intima o con una mutanda elastica di fissaggio che garantisce una maggiore stabilità;
  • mutandine assorbenti elasticizzate, che si indossano come una biancheria intima normale;
  • pannoloni a mutandina con chiusura con adesivi laterali, o a cintura o a velcro, che sono riservati generalmente a soggetti costretti a letto.

Il pannolone va cambiato non appena ci si accorge o il malato avvisa che è sporco e comunque occorre sostituirlo ogni 3 ore, salvo di notte che per non interrompere il sonno può essere tenuto per un tempo più lungo. I cambi frequenti aiutano a ridurre il rischio di irritazione della cute.
E’ importante ispezionare regolarmente la cute nella zona perineale in tutti i soggetti incontinenti per rilevare segni di dermatite conseguente all’incontinenza. In particolare occorre verificare che non vi siano:
lesioni eritemato-desquamative o crostose;
– vescicole.
La cute va detersa dopo ogni evacuazione intestinale o minzione per evitare il contatto prolungato con le urine e le feci. Possono essere usati agenti topici che agiscono da barriera per mantenere la pelle asciutta.
Le lesioni già formate vanno protette dalla contaminazione urinaria con medicazioni impermeabili all’acqua.
I condom (o cateteri esterni) sono guaine in lattice o in materiale sintetico dotati di un tubo di scarico e collegati con una sacca di raccolta; sono una valida alternativa al cateterismo interno. Sono disponibili in diverse misure (quanto più precisa è la misura, tanto maggiore sarà l’adesività) e sono facilmente applicabili dal paziente stesso.
Nel maschio per favorire l’adesione al pene possono essere fissati con mastice oppure con fascette adesive. Il metodo raccomandato è il mastice.
La pelle va preparata al fissaggio con una scrupolosa igiene intima. Si deve evitare l’uso di emollienti oleosi o cremosi che riducono l’adesività dei collanti usati, così come di saponi troppo aggressivi che possono irritare ed essiccare eccessivamente la cute. Il condom va sostituito quotidianamente e si deve insegnare al paziente a controllare il pene: sono frequenti infatti i casi di macerazione o irritazione, provocati dallo sfregamento del glande contro l’estremità interna del condom. Non sono rari i casi di infezione delle vie urinarie, anche se l’incidenza è nettamente inferiore rispetto alle infezioni riscontrate con l’uso del catetere transuretrale.
Ci sono dispositivi condom anche per la donna. Si tratta di una sacca di raccolta di urine che si collega direttamente alla vulva con pasta adesiva. Uno studio condotto su oltre 2.000 donne ha riportato un’incidenza di batteriuria pari a 3 episodi su 100 giorni di uso, e l’aderenza del sistema dopo 24 ore nell’80% dei casi.
Le sacche di raccolta permettono di raccogliere le urine delle 24 ore. In commercio ne esistono di due tipi: quelle da letto, indicate nei pazienti che non si muovono e caratterizzate da un tubo di raccordo più lungo, e quelle da gamba, più piccole e con tubo più corto, che vengono bloccate alla gamba o alla coscia del paziente deambulante. La maggior parte di queste sacche ha all’interno un meccanismo a valvola antireflusso che evita la risalita dell’urina in vescica, riducendo così il rischio di contaminazione batterica. Sono riutilizzabili solo i dispositivi con valvola antireflusso.
 
Fonte: IPASVI.it

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