L’introduzione negli ospedali di una figura definita pericolosa da parte del Nursing Up: stiamo parlando dell’assistente infermiere.
In una nota si legge: “È surreale leggere che l’Allegato 1, Lettera A dell’Accordo Stato-Regioni, rubricato testualmente come “Competenze, abilità minime e conoscenze essenziali dell’Assistente infermiere”, elenca una serie di attività sanitarie e assistenziali che nella pratica comprendono gran parte di ciò che oggi garantisce l’infermiere laureato: dalla somministrazione di farmaci alla cura delle stomie, fino all’assistenza di pazienti cronici, psichiatrici e terminali.
Questo impianto è il frutto di una visione burocratica, fredda, distante dalla realtà assistenziale quotidiana, dove le decisioni si assumono tra faldoni e matrici Excel, e non nei reparti, nelle RSA, sul territorio.
Se queste sono le abilità minime, ci si domanda legittimamente quali possano essere le massime, e soprattutto chi e come stabilisca i confini. Il rischio, già concreto, è che si crei una zona grigia di sovrapposizioni, abusi di ruolo e ambiguità operative. Con buona pace della sicurezza del cittadino.
L’Italia è tra i Paesi con la più alta percentuale di anziani in Europa. Oltre il 22% della popolazione ha più di 65 anni, con oltre il 50% degli ultra 75enni affetti da almeno una patologia cronica.
Serve più formazione, più specializzazione, più assunzioni. Invece, si aggira il problema creando figure a basso costo con 500 ore di formazione (200 di teoria, 300 di pratica) per svolgere mansioni delicate che richiedono anni di studio universitario. La carenza strutturale di personale infermieristico è ormai un’emergenza: in Italia mancano oltre 175.000 infermieri rispetto agli standard europei. Reparti sguarniti, sanità territoriali abbandonate a se stesse, operatori allo stremo.
L’assistente infermiere non è altro che un escamotage, un tentativo pasticciato di riempire i buchi lasciati da anni di mancata programmazione. Ma come si può pensare di supervisionare qualcuno, se non ci sono nemmeno abbastanza infermieri a cui affidare la missione di supervisionare?
Il sindacato non resterà a guardare. Chiede:
il ritiro immediato, del DPCM del 23 giugno e la sospensione dell’attuazione dell’Accordo Stato-Regioni;
Un piano straordinario di assunzioni di infermieri laureati, realmente capaci di gestire la complessità clinico-assistenziale; l’apertura urgente di un tavolo nazionale con le professioni sanitarie per ridisegnare un sistema credibile, sicuro, umano.
Tace? Condivide? Dissente? Non è più tempo di silenzi, né di diplomazie. Le Regioni procedono spedite verso un modello discutibile. La FNOPI intende difendere la professione infermieristica o limitarsi a prenderne atto?
Il Nursing Up è pronto a ogni azione, anche sul piano giudiziario nazionale e internazionale, per bloccare un provvedimento che nasce male e rischia di finire peggio.
Mai vista cosi tanta ipocrisia in cosi poche righe. Il Nursing Up si dice contrario all’istituzione della figura dell’assistente infermiere nelle forme previste dalle normative vigenti, ma con la sottoscrizione del Ccnl rende lecito e regolamentato l’utilizzo di tale figura in tutte le strutture ospedaliere italiane. Invece di indignarvi a posteriori, perché non avete evitato un incoerente cambio di posizione sulla firma del ccnl e non avete combattuto questa battaglia al tavolo delle trattative? Sono questi atteggiamenti a creare distacchi incolmabili tra lavoratori e sindacati, se ce la fate, vergognatevi giusto un pochino.