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Nursing Up e sicurezza: “In alcune U.O. anche 1 Infermiere per oltre 12 pazienti”

Il tema della sicurezza in Unità Operativa sta venendo sempre meno a causa delle condizioni lavorative che attanagliano la nostra professione dal Nord al Sud Italia.

Stremati, malpagati e sempre in numero minore, gli Infermieri si trovano ad assistere anche oltre 12 pazienti, con la qualità dell’assistenza che, indirettamente, tende ad abbassarsi. E’ quanto analizzato dal sindacato infermieristico Nursing Up nell’ultimo comunicato stampa: “Siamo al limite della sostenibilità umana e professionale. Nei reparti di chirurgia, ortopedia, medicina interna, e in molte altre specialità complesse, gli infermieri sardi sono costretti ad assistere anche 12 e più pazienti a turno. Nelle prossime settimane in realtà come Lombardia, Campania, Veneto, Piemonte, la stessa Sardegna, la Sicilia, rischiamo arrivare alla presenza di due soli infermieri a gestire ben 25 pazienti, e la questione si fa estremamente complicata quando parliamo di soggetti in condizioni di complessità.

Non parliamo di dati medi, ma di realtà quotidiane che si aggravano di giorno in giorno: da regioni come la Sardegna, che rappresenta oggi l’emblema del collasso, arriva il grido di allarme dei nostri professionisti che non possiamo ignorare.

Secondo studi accreditati come il rapporto RN4CAST@IT, un carico di lavoro superiore a 6 pazienti per infermiere incrementa concretamente il rischio di mortalità ospedaliera fino al 21%. In Italia, invece, la media è di 9,5 pazienti per ogni infermiere, ma si tratta di un dato medio, e come se non bastasse, nei mesi estivi ci sono punte specifiche ben oltre i livelli di sicurezza. Parliamo di condizioni aggravate anche dall’afflusso turistico in molte località e dalla cronica carenza di personale.

Il deficit strutturale di 175.000 infermieri rispetto agli standard europei produce effetti devastanti: qualità dell’assistenza compromessa, rischi crescenti per i pazienti, burnout per i professionisti, e reparti trasformati in trincee, con letti nei corridoi e turni massacranti. Il tutto, spesso, in assenza di personale di supporto come gli OSS.

Mortalità e complicanze in crescita: infezioni, ulcere da decubito, cadute. Stress psicofisico insostenibile per il personale sanitario. Diritti negati, ore eccedenti non retribuite, turnazioni modificate all’improvviso.

In molti ospedali, in quei reparti con soggetti destinatari di cure complesse, gli infermieri devono occuparsi di pazienti che necessitano di assistenza continua. Anche solo pensare di attribuire 14 o 15 pazienti per professionista, nelle prossime settimane, è assolutamente deleterio per la qualità dell’assistenza, oltre tutto anche in mancanza di quel personale di supporto che costringe gli stessi infermieri a triplicare i propri carichi di lavoro.

È il momento che le istituzioni si assumano in pieno le proprie responsabilità. Lo abbiamo ribadito nel recente incontro con il Presidente Fedriga e i vertici delle Regioni. Non basta parlare di medie nazionali per sottovalutare il problema: nei reparti si sta realmente “morendo di assenza di personale”.

O si interviene subito con un piano straordinario di assunzioni, o la sanità pubblica sarà definitivamente compromessa. Non è questa la sanità a misura d’uomo, a misura di professionista, che vogliamo. Non lo è più da tempo“.

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Roma, 17 nov. (askanews) - “Il Governo ci ascolti, non può ignorare piazze così partecipate da Nord a Sud come quelle degli infermieri di oggi. Lo sciopero di 24 ore indetto dal Nursind solo da stamattina ha già visto l’astensione dal lavoro di circa il 75% del personale interessato, al netto, naturalmente, di chi doveva garantire i servizi essenziali”. Lo dice in una nota Andrea Bottega, segretario nazionale del primo sindacato autonomo degli infermieri. “Con attività ambulatoriali e sale operatorie sospese, i cittadini, purtroppo, stanno subendo grandi disagi, ma il vero problema è che la situazione eccezionale di oggi diventerà a breve la normalità”, prosegue Bottega. “La nostra è una protesta sentita. Con un messaggio chiaro alle istituzioni: di questo passo il Servizio sanitario nazionale rischia di rimanere senza infermieri. Scenario che comporta un inevitabile scivolamento verso una privatizzazione dei servizi, i cui costi ricadranno, ancora una volta, sulle tasche delle persone. Una ragione in più – conclude il segretario – per non arrenderci. Se le nostre istanze non verranno accolte, infatti, la protesta andrà avanti. La posta in gioco, e cioè la sopravvivenza della sanità pubblica, è troppo alta”.