Cassazione: l’infermiere di Pronto Soccorso deve valutare attentamente la gravità dei pazienti

Una sentenza della Cassazione ha evidenziato come il ruolo dell’infermiere di triage e, in generale, di Pronto Soccorso, sia cruciale nell’individuare e valutare la gravità dei pazienti.

Con la sentenza n. 15076 della Quarta sezione penale è stato respinto il ricorso della difesa di un’infermiera contro la pronuncia di non doversi procedere per prescrizione e la condanna al risarcimento dei danni in giudizio per omicidio colposo.

Alla collega era stata contestata la valutazione di una donna asmatica al triage, alla quale era stato assegnato un codice verde nel momento di accesso al Pronto Soccorso e che da li a qualche ora sarebbe deceduta per arresto cardiaco, causato da un grave attacco d’asma. L’assegnazione del codice verde avrebbe aumentato il tempo di valutazione medica, determinandone un ritardo.

L‘infermiere di triage, quindi, non è un mero esecutore di protocolli e di compilazione di una scheda con i parametri vitali ma “riveste un ruolo attivo e cruciale nella valutazione della gravità delle condizioni del paziente fin dal suo ingresso, con la responsabilità di attribuire un codice di priorità che possa fare la differenza tra la vita e la morte“.

Decisiva, per la pronuncia della sentenza della Cassazione, è stata la rilettura delle Linee Guida 2021 sul triage. Secondo queste ultime, il triage non deve essere considerata una formalità burocratica ma un processo dinamico e complesso che deve essere affidato a infermieri esperti e specificamente formati che devono analizzare attivamente i segni e i sintomi presentati dal paziente per individuare immediatamente quelle condizioni che possono rappresentare un pericolo imminente per la vita o rappresentarlo nel breve termine.

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