500 euro mensili di compenso per i medici specializzandi.
E’ questo quello che è stato approvato lunedì scorso, 9 Dicembre, nell’integrazione alla Manovra sanità. Questo incentivo è stato accolto con grande entusiasmo da parte della categoria medica-veterinaria e farmaceutica.
Eppure il Governo continua ad adottare due pesi e due misure. Perché non introdurre un incentivo simile anche per gli universitari della facoltà di Infermieristica durante il periodo del tirocinio? Magari questo potrebbe essere un primo e importante passo verso una migliore attrattività della professione.
Il presidente del Nursing Up ha affrontato questa questione in un comunicato stampa, in cui afferma: “Se, da un lato, è giusto che gli specializzandi di area sanitaria vengano adeguatamente supportati dal punto di vista economico, lo è altrettanto per i tirocinanti afferenti ai percorsi di formazione per le professioni infermieristica ed ostetrica, che pure sanitarie sono.
La disparità tra le professioni sanitarie, in particolare tra medici e infermieri, ha raggiunto livelli così ampi da permetterci di affermare, con cognizione di causa, che siamo di fronte, da tempo, ad uno squilibrio assolutamente ingiustificato.
La professione infermieristica, infatti, sta attraversando una crisi senza precedenti, con un costante calo degli iscritti, e con l’Italia che si trova al quintultimo posto in Europa per numero di infermieri laureati: appena 17 per 100.000 abitanti, ben al di sotto della media europea.
Nel 2024, il numero degli iscritti ai corsi di laurea in infermieristica è crollato drasticamente: da 46.281 nel 2010 a soli 21.250 quest’anno.
Questa grave crisi non può più essere ignorata. Abbiamo bisogno di misure concrete per salvaguardare il futuro dell’assistenza. Se la tendenza non cambia, rischiamo di trovarci senza una forza lavoro qualificata che da tempo è capace di sorreggere sulle proprie spalle il peso del nostro sistema sanitario nazionale.
De Palma ricorda dati allarmanti come l’alto tasso di abbandono degli studi in infermieristica, che oscilla tra il 19 e il 20%, una percentuale che evidenzia quanto il sistema di formazione infermieristica sia fragile e poco attrattivo per i giovani.
Nella maggior parte dei casi, è bene ricordarlo, non viene previsto alcun sostegno per i tirocinanti infermieri. E sulla delicata questione in più di una occasione l’Italia è stata anche “bacchettata” dall’Europa.
Non possiamo permetterci di adottare due pesi e due misure. E poi c’è chi si “batte il petto” chiedendosi perché i giovani non vogliono iscriversi ai nostri percorsi universitari. La disparità tra le professioni sanitarie rischia solo di minare nel profondo la già precaria stabilità del nostro SSN.
Gli studenti in infermieristica, ostetricia e in quelli delle professioni sanitarie ex legge 43/2006, sono in prima linea ogni giorno e meritano rispetto e adeguati riconoscimenti, al pari delle altre professioni“, conclude De Palma.