L’OPI di Cremona ha commentato la notizia dei giorni scorsi riguardante l’arrivo di oltre 200 Infermieri dall’Argentina in Lombardia, esprimendo paura per il futuro della sanità della regione.
Bertolaso, infatti, la scorsa settimana aveva annunciato la chiusura di accordi per l’arrivo di Unità Infermieristiche negli ospedali e nelle cliniche lombarde, per coprire una carenza che ormai è diventata una vera e propria emergenza. Quella degli Infermieri dall’estero, però, è una pratica che gli addetti ai lavori non appoggiano.
Basterebbe, infatti, andare ad effettuare interventi concreti sugli stipendi e sul benessere lavorativo (con assunzioni anche di personale OSS, ndr) per rendere la professione più attrattiva e fare in modo che i neolaureati non scappino all’estero.
Nel comunicato stampa rilasciato dal Presidente dell’OPI di Cremona si legge: “È una misura che tenta di mettere una pezza a un’emergenza ma che non risolverà il problema. Anzi, sospetto che la scelta possa avere conseguenze impreviste.
In qualità di formatore posso garantire per la preparazione degli infermieri italiani. I nostri operatori compiono un percorso di studi che si articola in tre anni molto duri, durante i quali si conquistano una preparazione di alto livello. È evidente che anche gli infermieri argentini avranno compiuto un percorso formativo adeguato, e su questo non si discute.
Tuttavia, come ente sussidiario dello Stato, esistiamo anche perché siamo in grado di garantire al cittadino che il professionista che opera sulla sua salute ha le carte in regola per farlo. Non può essere lo stesso con l’Argentina. Queste nuove leve verranno sicuramente affiancate ma ricordiamoci che sul territorio ci sono anche anziani che parlano in dialetto. Che, naturalmente, non si insegna né a scuola né nei corsi accelerati.
E in quel caso le cose si fanno ancora più difficili”.