Italia: in arrivo 10 mila Infermieri indiani

1 settimana ago

La carenza di infermieri in Italia è un problema che le istituzioni dovrebbero affrontare trovando soluzioni che consentano di rendere attrattiva la professione.

Eppure, nonostante se ne parli da oltre un anno ormai, le manovre messe in atto sono state molto sterili, tant’è che moltissimi infermieri si sono addirittura licenziati dal pubblico mentre altri hanno addirittura cambiato lavoro.

Il Ministro Schillaci ha annunciato che l’Italia assumerà circa 10 mila infermieri dall’India in modo da tamponare la carenza di personale nelle strutture pubbliche e private. I sindacati di categoria, ovviamente, non sono assolutamente d’accordo con questa manovra. Il Nursing Up, in una nota, ha ampiamente criticato l’atteggiamento del Ministro della salute, affidandosi alle parole di Antonio De Palma: “Ancora una volta assistiamo a una risposta decisamente  poco convincente, da parte del nostro Ministro della Salute, Orazio Schillaci, di fronte alla drammatica carenza di infermieri in Italia e alle soluzioni tutt’altro che lungimiranti che si intendono adottare.  

Anziché investire nei nostri professionisti, si cerca di tamponare la situazione con un accordo bilaterale per favorire l’ingresso di migliaia di infermieri dall’India, mentre ci sono migliaia di infermieri italiani sparsi per il mondo, che non aspettano altro che rientrare, se trattati dignitosamente

Così vengono ignorati i veri bisogni del sistema, e le reali cause della crisi della professione infermieristica in Italia.

Mancano infermieri in Italia? Facciamone arrivare dall’estero!. Come se, per curare una malattia, invece di utilizzare un farmaco in grado di sradicarla alla radice, si decidesse di trattare solo il sintomo. È come se, durante l’emergenza Covid, al posto del vaccino, avessimo somministrato ai cittadini delle medicine per la tosse: risolta la tosse, l’infezione sarebbe proseguita indisturbata, portando a esiti disastrosi.

Questo è esattamente ciò che potrebbe accadere alla già precaria condizione dell’infermieristica italiana con il provvedimento di Schillaci.

Stiamo vivendo un’epoca in cui la professione infermieristica è sempre più a rischio. Negli ultimi 15 anni, le iscrizioni ai test di infermieristica si sono dimezzate, e migliaia di infermieri hanno scelto di accettare, obtorto collo, contratti all’estero, lasciando il nostro Paese per avere stipendi decisamente più dignitosi che qui non possono certo avere, questo dovrebbe suonare come l’ennesimo campanello di allarme. 

Non è colpa di una mancanza di talenti o vocazioni, ma delle condizioni precarie in cui siamo costretti a lavorare, della scarsa valorizzazione professionale e dei salari inadeguati. È per questo che i giovani scelgono altre carriere. 

Ma il Ministro cosa fa? Annuncia la firma un accordo bilaterale con l’India per ‘tappare’ temporaneamente i buchi, che di questo passo rischiano di trasformarsi in “voragini senza fondo”, senza preoccuparsi del fatto che il problema in Italia è “una carenza strutturale di infermieri”, dovuta a trattamenti economico contrattuali che li relega al terz’ultimo posto in Europa.  

Se non si cambiano i contratti, se non li si valorizza e retribuisce adeguatamente, le nostre Università non avranno più giovani da formare. Ecco le ragioni per le quali non siamo assolutamente d’accordo con chi sostiene che la soluzione della carenza infermieristica è quella di  reclutare infermieri stranieri.

La questione va risolta, invece, creando condizioni di appetibilità e soddisfazione da offrire ai nostri giovani, che sono chiamati a decidere se intraprendere i percorsi universitari, per assumere le delicate responsabilità  che la nostra professione comporta. In questo modo si eserciterebbe anche un forte richiamo verso i nostri infermieri che operano  all’estero, che tanto potrebbero fare per le esigenze impellenti.

Schillaci afferma che c’è bisogno di infermieri stranieri, e specifica che la carenza è globale e che tutti i Paesi europei si trovano nella nostra stessa situazione. 

Però, poi, aggiunge che noi siamo i primi a fare un accordo di questo tipo. E questo che cosa significa? Per noi è chiaro: che nessun altro Paese ha ritenuto opportuno ricorrere a una soluzione così drastica, che rischia di impattare sulla  struttura stessa dell’assistenza infermieristica, e di mettere a repentaglio, per lungo tempo, la qualità dell’assistenza verso i cittadini.

Perché , caro Ministro, gli altri Paesi, pur affrontando la stessa carenza di personale, non hanno fatto lo stesso? Forse perché stanno cercando di valorizzare i loro infermieri, di ripartire gradualmente dalle proprie forze interne, di creare reale attrattività per la professione, di investire prima di tutto nei propri giovani e di garantire che la sanità resti una vocazione stabile e rispettata.

In Italia, invece, si preferisce una soluzione rapida, una pezza sulla toppa, che però lascia intatte le cause profonde del problema, che quindi si prepara a diventare definitivo e duraturo, altro che  soluzione temporanea.

Finché queste cause non saranno affrontate drasticamente, ma bensì con scelte assai discutibili come ingaggiare infermieri stranieri, senza riformare completamente i contratti di lavoro della “nostra gente”, il numero di professionisti italiani continuerà a diminuire giorno dopo giorno, portando a conseguenze gravissime per il nostro sistema sanitario.

Ministro Schillaci, ha provato a immaginare come reagirebbero la comunità scientifica e universitaria dei medici italiani se un provvedimento simile venisse preso per loro? Se Lei decidesse di risolvere la carenza di medici specialisti con un accordo bilaterale con Paesi extraeuropei, come India, Marocco, Egitto, Siria, o qualunque altro, senza provare prima, e con tutte le forze, a ridare attrattività alla professione, lavorando sul reale riconoscimento e la valorizzazione degli interessati?

Noi siamo certi che la risposta sarebbe unanime e che si farebbe di tutto per bloccare una simile soluzione. Eppure, per gli infermieri, una simile deriva pare che sia imminente .

Caro Ministro, siamo profondamente convinti del suo reale desiderio e volontà di risolvere questo annoso e grave problema. Per questo le chiediamo di agire in maniera determinata sul Governo, di ripensare alle priorità e di investire nelle nostre risorse, nella nostra gioventù e nel nostro sistema sanitario, prima che la professione infermieristica diventi solo uno sbiadito ricordo“, afferma De Palma.