E’ allarme in tutta Italia: i numeri non mentono e ci mostrano quanto le aggressioni al personale sanitario siano diventate un problema importante per la sanità oggi.
A Cosenza e provincia, ad esempio, gli episodi di aggressione sono addirittura raddoppiati in un solo anno e ci sarebbe tantissimo lavoro da fare per le Istituzioni. Le proposte arrivano dall’OPI e passano attraverso le parole del presidente, Fausto Sposato, che in un’intervista riportata dal quotidiano Cosenza channel, ha dichiarato:
“Non è più possibile accettare tutto ciò. Siamo passati da più di trecento del 2021 al doppio, più di seicento, negli ultimi anni. Con 1300 aggressioni verbali nel 2022 contro quasi la metà nel 2021. Quali sono le modalità di violenza? Certamente la minaccia verbale: la maggior parte degli aggressori sono pazienti.
Non è più ammissibile. Come Ordine professionale ci schieriamo dalla parte degli operatori sanitari, sosteniamo e abbracciamo virtualmente il nostro collega ed il medico aggrediti presso il pronto soccorso di Cetraro, sebbene siamo purtroppo convinti che non si sia trattato di caso isolato né sarà l’ultimo.
Bisogna implementare alcuni riferimenti normativi e porre sanzioni esemplari per tutte queste persone che aggrediscono gli operatori sanitari. In qualunque setting assistenziale esse siano. È una percentuale che continua ad aumentare, non si può consentire, altrimenti il sistema sanitario non può più restare in piedi. Noi infermieri ci sentiamo maggiormente colpiti, prima ancora dei medici, del personale di supporto e di tutte le altre figure sanitarie. Bisogna insegnare, partendo dalle scuole.
Si inserisca l’educazione sanitaria, come formazione, in tutti gli istituti di primo e di secondo grado. Riteniamo possa essere un primo passo verso la civilizzazione e per porre argini importanti a questi fenomeni. È nei momenti formativi che si forma la persona ed il senso civico intorno ad essa. Ecco perché bisogna intervenire anche a livello scolastico, con dei progetti nuovi, promuovendo le figure, promuovendo il sistema sanitario e facendo capire a tutta la cittadinanza che gli operatori sanitari sono a disposizione dei cittadini e quindi non sono la loro controparte, per cui non possono essere considerati tali e combattuti”.