Nursing Up: “Il ministro intervenga per evitare che le Regioni intervengano sul vincolo d’esclusività”

In una nota recentemente rilasciata dal Sindacato Infermieristico Nursing UP, lo stesso richiedeva un intervento decisivo sulla legge che ha abolito il vincolo di esclusività, in modo da impedire alle Regioni di applicare delle motivazioni futili e bloccare eventuali seconde entrate agli Infermieri. Nella nota si legge:

“Care colleghe e colleghi,

come ricorderete, in occasione dell’incontro con il Ministro della Salute del 04 luglio u.s. , Nursing Up  chiedeva un intervento decisivo sulla legge che disapplica il vincolo di esclusività ( ex DL 34/2023) , soprattutto per impedire alle Regioni di ingessare tale norma attraverso provvedimenti organizzativi restrittivi.

Abbiamo chiesto al Ministro di intervenire, per modificare la bozza di documento originario prodotto dalla Commissione Sanità, che già circolava e che noi ritenevamo potesse frustrare lo scopo della norma .

Nella sostanza, con il  fine di interpretare ed applicare le disposizioni di legge,  le regioni introducevano una serie di adempimenti a carico dei professionisti interessati e si fornivano una serie di indicazioni agli enti , funzionali all’applicabilità del disposto normativo.

Per noi del Nursing Up, l’azione di entrambe le tipologie di intervento sopra citate,  rischiavano di ingessare l’intero meccanismo di applicazione della  legge .

Il Ministro si era reso disponibile ad intervenire sulla materia e, in questi giorni è stato pubblicato un  nuovo documento delle regioni .

Ricordiamo che il testo precedente, a tutti ormai noto, tra le altre cose già riportava un assunto che noi non condividiamo, e cioè “che il personale interessato può espletare solo prestazioni professionali al di fuori dell’azienda o enti di appartenenza, con esclusione di qualsiasi attività professionale intramoenia “.

Le novità principali del nuovo testo sono le seguenti:

  • Le aziende sanitarie non potranno negare l’autorizzazione senza motivi fondati ed oggettivi ( questo divieto non era previsto nel testo precedente) . I motivi dovranno essere esplicitati in un’adeguata motivazione, in modo di dare conto dell’esistenza dei presupposti che consentono il rifiuto ed , in generale, del rispetto dei criteri di correttezza e buona fede”.
  • Le condizioni per il rilascio dell’autorizzazione allo svolgimento dell’attività esterna, “dovranno essere definite ( prima era facoltativo) in un apposito regolamento aziendale, che orienti e definisca in via preventiva, quali sono i criteri per l’autorizzazione o il diniego allo svolgimento di altra attività lavorativa”.
  • La valutazione di compatibilità dei rapporti professionali che il professionista intende instaurare all’esterno, che possono essere attivati sia con soggetti privati che con altri enti pubblici, e che nel precedente documento era prevista solo in fase autorizzativaviene ora estesa anche alla “ fase di esecuzione della prestazione “, con grave pregiudizio per le esigenze di programmazione dei singoli professionisti, i quali sotto l’alea di una possibile revoca dell’autorizzazione , ora attivabile dall’Ente in qualsiasi momento,  non potranno sottoscrivere impegni contrattuali esterni per periodi predefiniti e certi , proprio a causa della precarietà del regime autorizzativo.

Insomma, riconosciamo che dopo il nostro intervento sul Ministro qualcosa si è mosso, ma è ancora troppo poco .

Ribadiamo la nostra richiesta di intervento sul comma 2) dell’articolo 3) quater, del DL 127/20021, e quindi sulla prevista , incomprensibile e disfunzionale necessità per l’ente datore di lavoro, in funzione del rilascio dell’autorizzazione, di verificare il rispetto della normativa sull’orario di lavoro e di attestare che la predetta autorizzazione non pregiudichi l’obiettivo aziendale relativo all osmaltimento delle liste di attesa, nel rispetto della disciplina nazionale di recupero delle liste di attesa anche conseguenti all’emergenza pandemica.

Bisogna quindi rivedere la norma principale, e togliere a regioni ed aziende sanitarie il potere di ingerire , attraverso discutibili provvedimenti organizzativi  , che rischiano seriamente di vessare la stessa ratio della legge.

Continueremo a batterci per far si che il Ministero intervenga in maniera decisiva sulla materia, e per far si che un’occasione tanto importante, come quella che ci è stata riconosciuta con questa nuova norma dopo anni di battaglie sindacali,  non venga invalidata da provvedimenti organizzativi che ne limitano la portata. 

Nursing UP