Ossigenoterapia: gestione Infermieristica in Area Critica

11 mesi ago

L’ossigenoterapia viene utilizzata per correggere i quadri di insufficienza respiratoria acuta o cronica derivanti da patologie polmonari e extrapolmonari. Può essere utilizzata mediante:

  • Metodiche non invasive, che correggono l’ipossia,
  • Metodiche invasive, utili per correggere l’ipercapnia.

Un suo uso eccessivo può comportare dei danni sia a livello polmonare (con effetti infiammatori lesivi a livello cellulare), sia a livello extrapolmonare, con fenomeni di vasocostrizione, diminuzione della portata cardiaca e, nel neonato prematuro, fibroplasia retrolenticolare (patologia che colpisce le strutture oculari posteriori al cristallino, provocando la cecità). I sistemi utilizzati per la somministrazione di Ossigeno sono di due tipi:

Sistemi a basso flusso:

  1. Sondino naso-faringeo: è un sondino che si inserisce nella medesima maniera del sondino naso-gastrico che diffonde l’ossigeno al nasofaringe e all’orofaringe. Viene usato raramente, in quanto, è scarsamente tollerato dai pazienti e, se non correttamente posizionato, può provocare distensione gastrica,
  2. Occhiali nasali: sono ben tollerati anche se non garantiscono un flusso di ossigeno costante, in quanto ciò dipende dal tipo di respiro (nasale o orale) del paziente. il flusso massimo è di circa 6 l/min. Se si utilizzano flussi superiori ai 4 l/min è necessarioumidificare l’aria per evitare l’essiccamento della mucosa nasale.
  3. Maschere facciali semplici: permettono di fornire flussi di ossigeno compresi tra i 5 – 10 l/min. Sono poco tollerati dai pazienti dispnoici perché può dare la sensazione di soffocamento e costrizione. Un altro problema di questo tipo di maschera è quello di doverle rimuovere in caso di alimentazione o espettorazione del paziente,
  4. Maschere facciali semplici con reservoir: permetteono l’erogazione di flussi di ossigeno di 8-15 l/min, con una FiO2 che può arrivare anche vicino al 100% (sistema non – rebreathing: vi è la presenza di una valvola unidirezionale che impedisce al gas già espirato di rientrare nella maschera).

Sistemi ad alto flusso:

  • Maschera di venturi o Ventimask: questa maschera sfrutta per erogare concentrazioni di O2 costanti l’effetto Venturi (l’O2 sotto pressione passa attraverso uno stretto orifizio oltre il quale determina una pressione sub-atmosferica che risucchia l’aria ambiente dentro il sistema). Variando la misura dell’orifizio ed il flusso la FiO2 può essere impostata a 24%, 28%, 31%,35%, 40%, 50%, 60% (il kit è fornito con ugelli di diversi colori ognuno dei quali corrisponde ad un certo flusso e ad una certa FiO2).

In caso di pazienti intubati o tracheostomizzati si usano i seguenti sistemi di Ossigenoterpia:

  1. Tubo a “T”:circuito composto da un tubo corrugato in plastica e da un raccordo a T che viene posizionato sul tubo endotracheale o sulla cannula trahceostomica. A questo raccordo, va collegato da una parte la branca inspiratoria che deve essere umidificata e dall’altra la branca espiratoria, costituito da un tubo lungo circa 20 cm. Questa metodica viene utilizzata spesso durante lo svezzamento dalla ventilazione artificiale meccanica;
  2. Portanaso: sistema di filtraggio e umidificazione da applicare al tubo endotracheale o alla cannula tracheostomica. Tramite un raccordo è possibile somministrare ossigeno;
  3. Cupola tracheostomica: sistema simile ad una maschera tradizionale. Si differenzia da essa per la sua conformazione alla tracheotomia.

Durante la somministrazione di ossigeno, bisogna porre attenzione all’adeguata umidificazione della miscela gassosa inalata sia nei pazienti intubati o tracheostomizzati che, in caso di erogazione di ossigeno ad alti flussi, anche nei pazienti non intubati. L’infermiere, durante l’ossigenoterapia, deve:

  • Valutare l’efficacia della terapia mediante il monitoraggio dei parametri vitali e neurologico, della meccanica respiratoria e con l’ausilio dell’emogasanalisi;
  • Controllare l’umidificazione verificando il corretto funzionamento dell’umidificatore, il livello dell’acqua nell’umidificatore, la temperatura, le condense, eliminando le stesse dal circuito del respiratore.
  • Prevenire le complicanze, quali tossicità: utilizzare l’ossigenoterapia a FiO2 possibilmente conosciute e non arbitrarie, in quanto elevate e continue % di ossigeno in persone con insufficienza respiratoria cronica in respiro spontaneo, possono provocare meccanismi di ipoventilazione a causa di un’eccessiva correzione dell’ipossia; atelettasie, mediante la collaborazione con il fisioterapista e l’educazione del paziente alla corretta esecuzione della fisioterapia respiratoria, alla modificazione della postura, alla stimolazione della tosse e all’esecuzione di aerosolterapia.

Fonte: areanursing.wordpress.com

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