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La Consulta apre al suicidio assistito: sentenza storica

La Consulta apre al suicidio assistito. È arrivata in serata la decisione dei giudici della Suprema Corte sulla compatibilità con la Costituzione dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’aiuto e l’istigazione al suicidio con la reclusione fino a 12 anni.

E’ lecito l’aiuto al suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo. La Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Cappato-Gallo, da oggi tutti più liberi – “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi – ha dichiarato Marco Cappato- anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”. “La Corte costituzionale – commenta l’avvocato Filomena Gallo, Segretario Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato – apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi è attaccato a una macchina ed è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013. Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo. Noi andremo avanti, e invitiamo a unire le forze laiche e liberali in occasione del Congresso dell’Associazione Luca Coscioni dal 3 al 6 ottobre a Bari”.

Medici, responsabilità a pubblico ufficiale – “Quello che chiediamo ora al Legislatore è che chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico”. Lo afferma al’ANSA il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, dopo la sentenza della Consulta che apre al suicidio assistito. “Prevedo – ha detto – che ci sarà una forte resistenza da parte del mondo medico”.

Exit-Italia, non è legalizzazione eutanasia ma passo avanti per principio autodeterminazione – “Sebbene non sia la legalizzazione della eutanasia è indubbiamente un passo avanti verso il principio di autodeterminazione e della possibilità di porre fine alle proprie sofferenze con l’aiuto di un medico. Non è possibile prevedere quali saranno le conseguenze reali, ma di certo la sentenza ampia i confini della sedazione terminale prevista dalla legge 219/17 e permette ad associazioni come la nostra di essere più incisive. Un grazie a Fabiano Antoniani e a Marco Cappato, che hanno permesso questo epilogo”. Così in una nota il responsabile scientifico di Exit-Italia, Silvio Viale, che esprime “grande soddisfazione” per la decisione della Consulta sul caso ‘Cappato – Dj Fabo

Intanto, il vicepresidente dell’Associazione medici cattolici italiani  (Amci)Giuseppe Battimelli, annuncia all’ANSA quale sarà la risposta dei camici bianchi iscritti all’associazione ad un’eventuale legge sulla materia. “Almeno 4mila medici cattolici sono pronti a fare obiezione di coscienza nel caso in cui, a seguito della pronuncia della Consulta, il Parlamento italiano legiferasse a favore del suicidio medicalmente assistito”. Ma “la grande maggioranza dei medici italiani – afferma Battimelli – è sulla nostra posizione”.

ANSA

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