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Infermieritalia.com

Dopo che solo ieri il sindacato della polizia penitenziaria aveva denunciato un episodio di aggressione nel carcere di Vercelli, con un agente minacciato con un coltello alla gola da un detenuto, una nuova “bomba” pare possa esplodere relativamente alla condizioni di lavoro degli infermieri nella casa circondariale di Billiemme.

È il sindacato degli infermieri Nursing Up ad accendere la miccia, indicando nella totale assenza di interventi dell’Asl e delle istituzioni la ragione l’incredibile situazione per cui, in carcere, sarebbe attivo un solo infermiere per turno. Un solo infermiere che deve badare, vista la condizione di estremo sovraffollamento del carcere come indicato dallo stesso sindacato, a ben 370 detenuti. Una situazione già denunciata a fine ottobre, che fece discutere, ma che da allora non ha generato alcun intervento.

“A quasi quattro mesi dall’ultimo appello pubblico (era la fine di ottobre 2018) sulla situazione disastrosa del carcere di Vercelli, nessuna delle istituzioni coinvolte (Comune, Asl di Vercelli o Regione) si è degnata di concretizzare le seppur minima risposta. Il Nursing Up, sindacato degli infermieri Italiani, ribadisce che si tratta di un atteggiamento di una gravità inaudita, che mette di fatto a repentaglio l’incolumità sia degli infermieri assegnati alla Sanità Penitenziaria che lavorano in carcere – solo uno per turno su 370 detenuti mediamente presenti!! – sia degli stessi ristretti” scrivono dal Nursign Up. E poi aggiungono: “Quella del carcere di Vercelli è una situazione che va avanti da anni, inaccettabile e vergognosa”.

Le condizioni di lavoro descritte dal Nursing Up sono davvero preoccupanti: “Nella Casa circondariale di Vercelli mancano almeno due infermieri e nessuno muove un dito. Ciò, nonostante la normativa regionale definisca i requisiti minimi di personale infermieristico approssimativamente stabiliti secondo il numero dei ristretti, secondo la DGR n. 29-3386 del 30 maggio 2016. Come risaputo la capienza massima ufficiale del Carcere di Billiemme è di 230 detenuti mentre sono mediamente presenti ben 370 persone. È assurdo pensare che un solo infermiere in servizio, e quasi sempre è così, debba sopperire alle necessità di cura di tutte queste persone. Va ricordato che la tipologia di detenuti ristretti presso il carcere di Vercelli incrementa notevolmente la complessità assistenziale: l’80% circa sono extracomunitari tossicodipendenti e/o dipendenti da sostanze diverse. Circa un terzo ha problemi psichiatrici ed infettivologici. Si può solo immaginare la difficoltà di operare in tale contesto”.

Per il Sindacato inoltre manca del tutto “un coordinatore dedicato che, sempre secondo il modello organizzativo della Regione Piemonte, dovrebbe fare riferimento al responsabile infermieristico del territorio, responsabile infermieristico che nell’unica Asl di Vercelli semplicemente non esiste!”.

Il segretario regionale del Nursing Up Claudio Delli Carri sottolinea con durezza: “È evidente la totale assenza di governo sanitario in questa realtà. Un fatto gravissimo che nonostante tutte le segnalazioni e la possibilità che si verifichino emergenze, non ha mai generato una normale e concreta pianificazione del supporto necessario a ripristinare una condizione minima di vivibilità. Un esempio? Nonostante le promesse, il documento triennale di analisi del fabbisogno del personale non prevede le due unità in più che la DGR invece stabilisce come requisiti minimi. L’Asl è, di fatto, totalmente assente. Mai uno degli interventi paventati è stato mai realizzato. Eppure sono anni che gli stessi operatori denunciano le condizioni di gravi carenze strutturali e igienico-sanitarie, climatiche, organizzative del lavoro in carcere. Vengono invece scaricate sugli infermieri competenze amministrative e di supporto, per assenza di personale idoneo. Come si può andare avanti così?”.

Nemmeno sul fronte pasti, per il Nursing Up, la situazione migliora: “non vi è una minima normalità visto che sono anni che gli operatori non hanno possibilità di accedere alla mensa né fruiscono del riconoscimento di un buono per i pasti come tutti gli altri dipendenti dell’Asl”.

Il Nursing Up ribadisce di aver reso nota la situazione del carcere di Vercelli a tutte le Istituzioni a partire dal Comune di Vercelli, attraverso una richiesta esplicita rivolta al Sindaco Maura Forte perché si facesse da tramite con la Direzione ASL, in veste di massima autorità territoriale. “Appelli caduti nel vuoto” commenta poi.

Il Sindacato ha informato di quanto accade a Vercelli anche l’Ordine degli infermieri, al quale sono state “riferite tutte le difficoltà riscontrate nello svolgimento dell’attività professionale in carcere, nel rispetto delle raccomandazioni di buone pratiche di governo clinico/assistenziale e del codice deontologico”.

Per il segretario Delli Carri: “Non è più tollerabile che nessuno si prenda la responsabilità di agire. A meno che, ed è un dubbio che è sorto, il disagio cui sono stati costretti da anni gli operatori del carcere di Vercelli non sia utile per giungere ad una esternalizzazione dell’assistenza. Se così fosse sarebbe un atteggiamento grave che sposterebbe solo il problema su altri operatori, con ancora meno tutele e garanzie. E, poi, saremmo davvero curiosi di sapere, se così sarà, in quale modo l’Asl di Vercelli saprà garantire le dovute azioni di controllo sulle attività eventualmente affidate al privato, visto che in tutti questi anni non ha mai saputo minimamente governare direttamente il problema”.

Fonte

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