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Tesi di Laurea

Tesi: "L'autonomia professionale dell'Infermiere nella gestione dei codici minori"

Il modello “See and Treat” ovvero “guarda e tratta” viene utilizzato per la prima volta negli anni ottanta presso l’ospedale di Kettering in Inghilterra. Trovandosi con le sale visita sature di pazienti in attesa, fu deciso di utilizzare il personale medico e infermieristico più esperto – in quel momento libero dal servizio – per prendere in carico gli utenti con problematiche minori, che potevano essere visitati e dimessi. I media locali amplificarono la notizia tanto, che questo nuovo metodo ebbe una rapida diffusione a livello nazionale e creò aspettative da parte dell’utenza sulla possibile riduzione dei tempi d’attesa pre-visita. (Bambi 2008)
Nel corso degli anni successivi il “See and Treat” si è diffuso anche oltre manica. In Italia è stato introdotto per la prima volta dalla Regione Toscana con la Delibera n. 958 del 17 dicembre 2007. Da allora la sua diffusione in continuo aumento.

Il paziente che accede al Pronto Soccorso per una problematica minore, viene valutato a “Triage”. Se rientra in una delle casistiche trattate dal “See and Treat” e non presenta criteri d’esclusione, lo stesso accede a un percorso parallelo rispetto alla procedura classica standard. Il paziente viene preso in carico dal primo operatore disponibile – che può essere un medico o un infermiere qualificato – il quale pratica un secondo controllo più approfondito mediante una visita e la raccolta della storia anamnestica. Se il caso rientra nei protocolli stabiliti dal “See and Treat” si continua con il trattamento, altrimenti il paziente viene reindirizzato al percorso tradizionale, attraverso l’attribuzione di un codice colore e relativa visita medica.
Il modello adottato dalla Regione Toscana consiste in un insieme di 46 protocolli per il trattamento di altrettante problematiche minori di varia natura: oculistica, otorinolaringoiatrica, muscoloscheletrica, odontostomatologica, gastrointestinale, urologica, traumatologica e dermatologica.
Il quesito relativo al fatto se la gestione infermieristica della casistica “See and Treat” sia legittima o possa configurarsi come un abuso di professione medica è stato posto dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bologna nel 2010, mediante un esposto presso il Tribunale di Bologna contro le seguenti delibere delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana:

  • Delibera n. 958 del 17/12/2007, che ha approvato il documento “Proposta di sperimentazione del modello See and Treat in Pronto Soccorso”.
  • Delibera n. 24 del 21/01/2008, con istituzione di un gruppo di lavoro con compito di: “Attivazione e valutazione della sperimentazione See and Treat in Pronto Soccorso”.
  • Delibera n.449 del 31/03/2010, in cui il gruppo di lavoro ha “rivisto, rispetto a quanto contenuto nel D.G.R 958/2007, i problemi possibili di trattamento in See & Treat tenendo conto dell’incidenza, della gravità, degli eventuali terapeutici necessari e della co-presenza del medico tutor”.
L’esposto enuncia: “L’obiettivo di tutte le predette iniziative, perseguito da entrambi gli Enti territoriali di riferimento, è lo sviluppo di un modello professionale infermieristico cui risulta di fatto riconosciuto un incremento di competenze […] che risultano debordare dal campo strettamente assistenziale, finendo per accedere a quello medico”.
La Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU) prese le distanze da quanto sostenuto dall’Ordine dei Medici di Bologna affermando che:
Una tale posizione mette in crisi l’attuale assetto dei Dipartimenti di Emergenza-Urgenza 118 e Pronto Soccorso […] mette in crisi la sicurezza del cittadino rispetto ad una sua tempestiva presa in carico da parte del personale infermieristico nelle situazioni di emergenza-urgenza non riconoscendo il ruolo fondamentale che da anni gli infermieri hanno assunto nel rispondere ai bisogni di salute dei cittadini; vanifica i tentativi di collaborazione interprofessionale medico-infermiere oggi più che mai necessari nel settore dell’emergenza-urgenza, anche per il perdurare e progressivamente crescente problema del sovraffollamento (Radice, 2013)
Nella legislazione Italiana, non esiste nessuna norma giuridica che definisca con precisione l’atto medico. Con l’abolizione del mansionario del 1999, la professione infermieristica vede come confini professionali il codice deontologico dell’infermiere, l’ordinamento didattico con la formazione universitaria e i master post laurea di primo e secondo livello e il profilo professionale nel D.M. 739 del 14.9.1994, come esplicitato nell’articolo 6 comma 1 della Legge n.42 del 26.02.1999. (Regione Toscana, 2007). Il contributo infermieristico descritto nel protocollo del “See and Treat” ha quindi piena legittimazione, grazie alla certificazione conseguita dal professionista previa partecipazione e superamento di un corso regionale di formazione di 180 ore, svolto in collaborazione con i medici tutor.
Tali tutor sono dei medici precedentemente formati, che lavorano nello stesso Pronto Soccorso dei futuri infermieri certificati. Essi accompagnano l’infermiere durante tutto il corso, lo affiancano nel periodo di formazione sul campo, gli forniscono supporto nei casi più complessi e chiudono la pratica, controfirmando la dimissione dei pazienti trattati in autonomia dall’infermiere.
Per accedere al corso di formazione l’infermiere deve avere almeno 3 anni di esperienza in Pronto Soccorso e possedere le specifiche competenze per il “Triage”.
Ringraziando Fontanive Lisa vi ricordiamo che potete continuare la lettura quiTesi completa

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