Aggressioni nelle Aziende Sanitarie, Nursind: "la regione Piemonte intervenga"

Dopo diversi episodi di violenza nelle aziende sanitarie in provincia di Torino – gli ultimi a Moncalieri, Chieri e al San luigi di Orbassano – nel giro di pochi giorni ecco un nuovo caso di aggressione.
Protagonista è un medico donna del centro di salute mentale di Chivasso, presa a pugni da un paziente e trasportata presso il pronto soccorso con una prognosi di dieci giorni. Così commenta il Nursind, sindacato degli infermieri: “I dati e i fatti parlano chiaro, le condizioni di sicurezza per poter svolgere il nostro lavoro con serenità, senza il rischio di incorrere ogni giorno in un pericolo per la propria incolumità fisica, sono sempre meno, specie nei luoghi più a rischio, come i pronto soccorso e la psichiatria”.
Avevamo detto – precisa Francesco Coppolella, coordinatore regionale del Nursind – che le misure adottate dal governo non ci sembravano sufficienti per affrontare e cercare di risolvere con la giusta determinazione il problema. Mentre la procura di Torino nei giorni scorsi ha aperto un’inchiesta proprio sulle aggressioni, ciò che ci lascia basiti è il completo disinteresse da parte delle nostre istituzioni regionali”.
E aggiunge: “Ci sembra che, nonostante le aziende si sforzino per affrontare un problema che anche loro riconoscono essere serio, per le conseguenze che ne possono derivare, siano lasciate completamente sole dalla politica regionale. Non è normale che un sanitario debba mettere in conto di poter mettere potenzialmente a rischio la propria vita durante la sua giornata di lavoro”.
“Il Nursind chiede che il problema venga affrontato con grande attenzione anche e soprattutto a livello regionale”, afferma Giuseppe Summa, segretario provinciale del Nursind. “È necessario attuare tutte le azioni utili per mettere le aziende nelle condizioni di poter prevenire il fenomeno nei luoghi a rischio. Investire risorse economiche per rendere idonee le strutture e fornire le aziende di mezzi e strumenti adeguati per proteggere il proprio personale”.
La presenza di guardie giurate nei presidi e nei servizi a rischio deve essere un’ipotesi da prendere seriamente in considerazione”, conclude Coppolella. “Non possiamo pensare che la politica se ne lavi le mani. Ci aspettiamo un’immediata e tempestiva risposta da parte della Regione Piemonte, con una seria strategia di azione che metta in sicurezza il personale e che lo stesso possa sentirsi non abbandonato”.
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