Liz Brown, che era stata colpita da un tumore osseo quando aveva 14 anni, non ha mai dimenticato Debbie Bye, l’infermiera che era riuscita ad alleviare il peso della malattia. L’ha cercata su Twitter
L’infermiera che si era presa cura di lei durante la sua malattia, l’aveva aiutata a vincere le difficoltà, a superare quella fase uscendone più forte di prima, e Liz Brown, che a 14 anni era stata colpita da una rara forma di tumore osseo, un osteoblastoma aggressivo, non l’aveva mai dimenticata. Trent’anni dopo l’ha cercata e, grazie a Twitter, l’ha ritrovata.
Oggi Liz è una madre di tre figli, ha 43 anni e vive a East Riding, nello Yorkshire. Era il 1989: nel giorno del suo quattordicesimo compleanno, si è svegliata come paralizzata, ed è stata ricoverata all’ospedale Addenbrooke di Cambridge.
La diagnosi era drammatica: i medici le avevano detto che non sarebbe sopravvissuta a lungo, che non sarebbe sicuramente arrivata fino all’età adulta.
In ospedale, Liz era assistita da un’infermiera gentile, Debbie Bye. «La prognosi era terribile: sembrava che non fossi destinata a vivere più di cinque anni, ma ora ne ho 43. Debbie potrebbe aver pensato di avere fatto semplicemente il suo lavoro, ma è andata ben oltre. Ricordo di essere stata ispirata dal modo in cui faceva le cose: mi ha insegnato che i bambini sono bambini, non importa quali problemi abbiano. Ci trattava tutti allo stesso modo».
L’infermiera faceva di tutto per rendere le terapie «meno dolorose», almeno emotivamente. Ha ispirato così tanto Liz Brown che anche lei, una volta adulta, ha voluto lavorare con i bambini che hanno problemi di autismo e di udito. Intanto, però, ha sempre continuato a chiedersi che fine avesse fatto quella brava infermiera, e ha deciso di provare a cercarla su Twitter. Il suo appello è stato condiviso più di mille volte, e il messaggio è arrivato a destinazione: Debbie Bye le ha finalmente risposto.
«Assistere Lizzy dopo che le venne data quella terribile prognosi è qualcosa che non dimenticherò mai», ha detto l’infermiera, che da allora si è ritirata dal lavoro in ospedale e ora lavora part-time in una scuola. «Era un’adolescente malata e nel corso degli anni mi sono spesso chiesta cosa le fosse successo: temevo che fosse morta. Sono stata davvero sorpresa».
E ancora: «Mi piaceva il mio lavoro e lo facevo al meglio che potessi, ma non pensavo di aver avuto un impatto così grande su qualcuno. Cercavo di fare sentire tutti i piccoli pazienti a casa: preparavamo torte di mele e facevamo gite di un giorno, qualche sera invitavamo i bambini negli appartamenti delle infermiere e mangiavamo insieme la pizza e guardavamo un film». Tutto quello che è servito a Liz per sentirsi meglio, e a Debbie per diventare un esempio indimenticabile.
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Oggi Liz è una madre di tre figli, ha 43 anni e vive a East Riding, nello Yorkshire. Era il 1989: nel giorno del suo quattordicesimo compleanno, si è svegliata come paralizzata, ed è stata ricoverata all’ospedale Addenbrooke di Cambridge.
La diagnosi era drammatica: i medici le avevano detto che non sarebbe sopravvissuta a lungo, che non sarebbe sicuramente arrivata fino all’età adulta.
In ospedale, Liz era assistita da un’infermiera gentile, Debbie Bye. «La prognosi era terribile: sembrava che non fossi destinata a vivere più di cinque anni, ma ora ne ho 43. Debbie potrebbe aver pensato di avere fatto semplicemente il suo lavoro, ma è andata ben oltre. Ricordo di essere stata ispirata dal modo in cui faceva le cose: mi ha insegnato che i bambini sono bambini, non importa quali problemi abbiano. Ci trattava tutti allo stesso modo».
L’infermiera faceva di tutto per rendere le terapie «meno dolorose», almeno emotivamente. Ha ispirato così tanto Liz Brown che anche lei, una volta adulta, ha voluto lavorare con i bambini che hanno problemi di autismo e di udito. Intanto, però, ha sempre continuato a chiedersi che fine avesse fatto quella brava infermiera, e ha deciso di provare a cercarla su Twitter. Il suo appello è stato condiviso più di mille volte, e il messaggio è arrivato a destinazione: Debbie Bye le ha finalmente risposto.
«Assistere Lizzy dopo che le venne data quella terribile prognosi è qualcosa che non dimenticherò mai», ha detto l’infermiera, che da allora si è ritirata dal lavoro in ospedale e ora lavora part-time in una scuola. «Era un’adolescente malata e nel corso degli anni mi sono spesso chiesta cosa le fosse successo: temevo che fosse morta. Sono stata davvero sorpresa».
E ancora: «Mi piaceva il mio lavoro e lo facevo al meglio che potessi, ma non pensavo di aver avuto un impatto così grande su qualcuno. Cercavo di fare sentire tutti i piccoli pazienti a casa: preparavamo torte di mele e facevamo gite di un giorno, qualche sera invitavamo i bambini negli appartamenti delle infermiere e mangiavamo insieme la pizza e guardavamo un film». Tutto quello che è servito a Liz per sentirsi meglio, e a Debbie per diventare un esempio indimenticabile.
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