Vaccinazioni pediatriche: ruolo dell'infermiere

Le vaccinazioni sono uno strumento estremamente efficace per la prevenzione delle malattie con ricadute positive dal punto di vista sanitario, etico, sociale ed economico. Per comprenderne l’importanza basti dire che:
– secondo i dati dell’OMS, i vaccini salvano ogni anno nel mondo dai 2 ai 3 milioni di vite umane;
– negli Stati Uniti, le vaccinazioni hanno ridotto del 98-99% l’incidenza di 7 malattie dalle conseguenze devastanti (difterite, morbillo, rosolia, parotite, pertosse, Haemophilus influenzae B, tetano) e anche in Italia si è avuta una riduzione drastica delle malattie infettive dell’infanzia grazie ai vaccini;
– un vaccino ha consentito di eradicare dal mondo una malattia grave qual’era il vaiolo.
Il beneficio che si ottiene dalla vaccinazione è duplice: sia diretto, derivante dalla vaccinazione stessa che immunizza la persona vaccinata, sia indiretto in quanto se si vaccina il 95% della popolazione si riduce il rischio di contagio anche per le persone che non possono vaccinarsi. Perché le vaccinazioni siano efficaci è quindi fondamentale che si raggiunga la soglia di sicurezza, pari al 95% della popolazione: solo così anche le persone non vaccinate possono godere degli effetti positivi della vaccinazione (immunità di gregge).
Negli ultimi anni secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia si è registrato un calo delle vaccinazioni, con un conseguente aumento dei rischi per tutta la popolazione. A riguardo si è espresso anche il Comitato Nazionale di Bioetica (24 aprile 2015) segnalando una allarmante diminuzione della copertura vaccinale con un sensibile aumento dei casi di morbillo in tutto il mondo e in particolare in Italia, dove sono stati segnalati 1.686 casi, il numero in assoluto più alto in Europa. La stessa OMS ha richiamato il nostro Paese a prendere provvedimenti al riguardo.
Uno studio condotto in Emilia-Romagna sulle disuguaglianze socio-sanitarie e sull’adesione alle vaccinazioni ha trovato che, contrariamente a quanto si era portati a pensare, il livello socio culturale più elevato agisce da fattore ostacolante alla vaccinazione, mentre gli extracomunitari che arrivano nel nostro paese aderiscono molto di più ai programmi vaccinali, probabilmente perché hanno visto le conseguenze devastanti delle malattie nei loro paesi. Il fenomeno dell’esitazione verso le vaccinazioni è diventato talmente importante e preoccupante che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha costituito un gruppo di studio dedicato alla cosiddetta esitazione vaccinale (vaccine hesitancy) e ha ribadito l’importanza che ciascun Paese proceda all’analisi del fenomeno perché le cause del rifiuto vaccinale possono essere diverse e possono cambiare a seconda dei periodi e delle differenti realtà geografiche.
Si ritiene perciò fondamentale promuovere e diffondere una cultura vaccinale che faccia comprendere al cittadino le potenzialità delle vaccinazioni e possa contrastare il diffondersi di informazioni false sui pericoli delle vaccinazioni, non basate su dati scientifici. Tutti gli operatori sanitari rivestono un ruolo chiave nella diffusione di informazioni scientificamente corrette sull’importanza delle vaccinazioni, sui rischi e sugli effetti negativi delle stesse. Il counselling in ambito vaccinale deve essere gestito con professionalità e deve essere orientato alla responsabilizzazione e collaborazione, non deve prevedere un approccio paternalistico, direttivo o persuasivo. Per favorire una comunicazione efficace che fornisca informazioni corrette e nello stesso tempo promuova comportamenti positivi si raccomanda di procedere rispettando questi passaggi:

  1. accogliere i genitori, far capire che è normale avere dubbi e rendersi disponibili per fornire chiarimenti e spiegazioni;
  2. esplorare il livello di conoscenza dei genitori sui rischi e i benefici dei vaccini;
  3. chiarire le informazioni che i genitori già possiedono, cercando di capire, in caso di esitazione, che cosa li preoccupi maggiormente;
  4. condividere l’obiettivo di una scelta consapevole: se i genitori sono d’accordo si può provare insieme a valutare i rischi e i benefici della vaccinazione.

Durante il counselling l’operatore sanitario ha il dovere di esporre il punto di vista professionale sulle vaccinazioni, avendo cura di non giudicare i genitori in caso siano contrari alla vaccinazione e cercando di creare le condizioni per l’apertura al dialogo.
I vaccini attualmente disponibili sono sicuri, in quanto per poter essere autorizzati e immessi in commercio sono sottoposti a rigorosi test di sicurezza e sono costantemente monitorati attraverso la segnalazione delle reazioni avverse. Occorre precisare tuttavia che, come tutti i farmaci, anche i vaccini possono causare reazioni avverse, in genere lievi, e in casi rari o eccezionali gravi.
Per quanto riguarda la relazione tra vaccinazione e autismo, di cui spesso si parla, va accolta questa preoccupazione, informandoli altresì che tale relazione non è sostenuta da prove e nasce invece da una frode scientifica: un articolo pubblicato su Lancet nel quale erano stati inventati i dati e che successivamente è stato ritirato per questo motivo, mentre il suo autore è stato radiato dall’Ordine dei medici britannico. Negli ultimi 15 anni sono stati comunque condotti oltre 25 studi al riguardo e tutti hanno smentito una relazione tra vaccino morbillo-parotite-rosolia e autismo. Gli effetti collaterali più frequenti dei vaccini sono di lieve entità e consistono in febbre e reazione infiammatoria nel punto di inoculazione. Il trattamento raccomandato è la somministrazione di paracetamolo o di antinfiammatori non steroidei (ibuprofene) qualora strettamente necessario.
L’effetto collaterale grave più temuto delle vaccinazioni è la reazione anafilattica. In caso di anafilassi occorre:

  • stendere il paziente e mantenere la pervietà delle vie aeree;
  • somministrare immediatamente adrenalina per via intramuscolare profonda anche nella stessa sede ove è stato iniettato il vaccino;
  • allertare il servizio di emergenza;
  • monitorare i parametri vitali;
  • gestire il supporto delle funzioni vitali (PBLSD);
  • ossigenare il paziente;
  • reperire un accesso venoso (in caso di shock infondere liquidi);
  • posizionare un laccio emostatico al di sopra del punto di iniezione del vaccino, ove opportuno.

Per quanto riguarda le controindicazioni alle vaccinazioni non sono molte le condizioni o situazioni che possono controindicare la vaccinazione in modo temporaneo o definitivo. Tutto il personale sanitario che esegue la seduta vaccinale deve verificare la presenza di controindicazioni e/o di precauzioni in ogni persona prima di somministrare il vaccino. La raccolta di queste informazioni può essere effettuata dal personale sanitario con poche e precise domande, utilizzando una scheda anamnestica standardizzata. Prima della vaccinazione non è necessario misurare la febbre o eseguire una visita medica.
Le controindicazioni temporanee sono situazioni transitorie come:
– malattie acute con febbre di grado elevato;
– terapia in corso con farmaci che agiscono sul sistema immunitario o con cortisonici ad alte dosi.
Sono invece controindicazioni assolute:

  1. malattie neurologiche in evoluzione;
  2. malattie congenite del sistema immunitario;
  3. allergia alle proteine dell’uovo (se il vaccino ne contiene);
  4. allergia ad alcuni antibiotici come streptomicina e neomicina (se il vaccino ne contiene).

Se il bambino è affetto da malattie come leucemie, tumori, AIDS la situazione va valutata caso per caso.
 
Fonte: IPASVI

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