Gestione del bambino con bronchiolite: interventi e assistenza

Tra le malattie respiratorie la bronchiolite è quella che interessa più di frequente i bambini sotto l’anno di vita. Approssimativamente un bambino su tre sviluppa una bronchiolite nel primo anno di vita e il 2-3% di tutti i bambini richiede l’ospedalizzazione. La bronchiolite inoltre è associata a un aumento del rischio di malattie respiratorie croniche, compresa l’asma, ma non è chiaro se esista una vera e propria relazione di causa-effetto. La bronchiolite è una malattia virale: il virus respiratorio sinciziale (RSV) è l’agente patogeno più spesso responsabile. La fase di contagio dura in genere dai 6 ai 10 giorni.
La malattia si presenta con la comparsa di una febbricola a cui segue tosse, difficoltà respiratoria e aumento della frequenza respiratoria. Nei bambini più piccoli possono aversi anche episodi di apnea. Nella maggior parte dei casi la malattia si risolve spontaneamente in pochi giorni (3-7 giorni) tuttavia in alcuni casi può essere necessario il ricovero.
La diagnosi di bronchiolite si basa su due capisaldi: l’interpretazione medica dei dati anamnestici e l’esame obiettivo. Non è sempre necessario ricorrere a esami di laboratorio (indispensabili però se si vuole identificare il virus responsabile) o alla radiografia del torace. E’ bene escludere la malattia in tutti i lattanti con muco nasale e tosse fischiante, con crepitii di fine inspirazione e fischio espiratorio. Occorre ricordare che in un bambino piccolo un aumento immotivato della frequenza respiratoria è indicativo di infezione delle basse vie respiratorie in particolare bronchiolite o polmonite. L’assenza di febbre non esclude la diagnosi, mentre la febbre elevata richiede approfondimenti per altre possibili cause infettive.
La gestione varia in funzione della gravità della malattia: i casi più lievi possono essere gestiti a casa. In tutti i bambini che arrivano in Pronto soccorso con sospetto di bronchiolite va misurata l’ossigenazione tramite saturimentro (SpO2): i bambini con SpO2 <90-92% necessitano di ricovero; se invece l’SpO2 >90-92% il ricovero dipenderà dalle condizioni cliniche generali e dalla presenza di fattori che aumentano il rischio di aggravamento come l’età inferiore all’anno di vita, la prematurità, o condizioni come l’immunodeficienza e le malattie cardiopolmonari.
Saranno inoltre da valutare elementi quali: il contesto sociale del bambino, la capacità della famiglia di praticare le cure richieste in modo efficace o di saper riconoscere i segni di allarme per decidere di riportare il bambino all’ospedale, la distanza del domicilio dai luoghi di cura.
Nelle bronchioliti medio-gravi, è importante il controllo regolare delle condizioni del bambino, verificando la frequenza respiratoria e il lavoro respiratorio (valutare la presenza di rientramenti al giugulo, alitamento delle pinne nasali, rientramenti intercostali, rumori respiratori), la frequenza cardiaca e la SpO2, lo stato di idratazione, almeno ogni 4 ore o più spesso in relazione allo stato del piccolo e le indicazioni del medico. In alcuni casi può essere necessario il ricovero in terapia intensiva.
La bronchiolite è una malattia che in genere si risolve spontaneamente senza richiedere la somministrazione di farmaci, in particolare non è indicata la somministrazione di:

  1. broncodilatatori;
  2. corticosteroidi;
  3. antibiotici (salvo in casi particolari come sovrainfezione batterica o bambini immunocompromessi e/o immunodepressi).

La terapia deve invece essere sostanzialmente di supporto e deve garantire una adeguata ossigenazione del sangue (attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato, molto efficace è l’ossigenoterapia ad alti flussi tramite naso cannule) e una buona idratazione. Il bambino può proseguire l’allattamento al seno, con poppate brevi ma frequenti o, in modo analogo, l’alimentazione con piccole quantità di formula artificiale. Ove il bambino presenti un introito di liquidi inferiore al 50-75% rispetto al solito, è necessaria la nutrizione tramite sonda naso- gastrica o oro-gastrica o, nei casi di disidratazione più importanti, la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa).
Nel caso di un lattante allattato al seno, in considerazione della graduale riduzione della sua capacità di poppare e trasferire il latte dal seno materno, l’offerta materna di latte potrebbe ridursi con il passare dei giorni. E’ necessario suggerire alla mamma di proporre frequentemente il seno ma anche di effettuare una parziale raccolta del latte materno al termine delle poppate (o di alcune di esse), al fine di mantenere valida la produzione lattea.
Come terapia di supporto, inoltre, si raccomanda di effettuare regolarmente lavaggi nasali con soluzione salina, così da ridurre l’ostruzione nasale e facilitare la respirazione e la nutrizione. La complicanza acuta più frequente è l’insorgenza di apnee. Secondo alcuni studi il rischio di apnea si ritrova soprattutto in bambini che hanno già avuto una apnea, in bambini sotto il mese di vita e in quelli nati prematuri.
Per prevenire la diffusione dell’infezione si raccomanda di applicare le norme per le infezioni da contatto, disinfettando le mani con la soluzione alcolica prima e dopo il contatto con il bambino e con oggetti presenti nella stessa stanza. In alternativa effettuare un accurato lavaggio delle mani. E’ necessario educare i familiari al rispetto di queste norme igieniche e accertarsi che vengano messe in atto. In ospedale, inoltre, è necessario tenere in isolamento da contatto i bambini con virus respiratorio sinciziale.
 
 
 
 
Fonte: IPASVI.it

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